La Filosofia della Natura: differenze tra le versioni
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(Nessuna differenza)
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Versione delle 11:59, 17 feb 2016
Questo sito segue il progetto ambizioso del suo autore, impegnato a dare soluzione all'insostenibile irrazionalità umana la quale può essere risolta soltanto osservando “dio” scoperto e rappresentato dall’arte; in esso svaniscono tutti i misteri, i paradossi della vita e le aporie della conoscenza. Ebbene grazie alla ricerca dell'arte e le sue scoperte, l'uomo, finalmente, seguendo la via privilegiata della rappresentazione grafica può conoscere l’increato “dio” dell’Energia, rivelare l’increato Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza umana già Dio della fede, personificare il creativo Dio della ragione e da uomo reale del terzo millennio entrare nella storia per giustiziare tutti i mali nati dall’ignoranza dell’uomo apparente.
Introduzione
Moto immutabile, mutamento e movimento La relazione tra “dio” e l’uomo
Simmetria degli Eventi Conservazione dell’Energia Minima Azione
Complementarietà degli opposti Divenire Essere figlio di “dio”
L’armonia etica/estetica in Politica L’uomo reale del terzo millennio Le peculiarità di “dio” e dell’uomo reale I grandi temi filosofici Polarità e dialettica L’uomo reale entra nella storia
Mappa concettuale: si può conoscere ”dio”?
Il “meccanismo” della Conoscenza visiva
Il “meccanismo” della Conoscenza percettiva
Il percorso della scoperta di “dio”
La ricerca dell’arte e le sue scoperte
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Conoscere “dio” significa esprimere la sua “increata filosofia di vita” rappresentata in tutta la natura; significa conoscere i suoi Principi increati della libertà rappresentazione e i Principi creativi della libera espressione umana. Significa riconsiderare l’etica/sociale e l’estetica/liberale della felice convivenza.
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Introduzione.
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Con la “suprema ricerca” dell’Arte si è scoperta l’esatta rappresentazione dell’increato “dio” dell’Energia padre dell’universo, testimoniato da ogni “particella” elementare: un passo gigantesco dell’umanità verso la comprensione di tutti i fenomeni fisici e intellettivi e verso la riconversione culturale del terzo millennio.
L’uomo, infatti, seguendo la via sintetica della rappresentazione tracciata dall’arte, indottrina la ragione ad apprendere “la filosofia della natura”, cioè il “pensiero” di “dio” che sgorga direttamente dalla sua rappresentazione, fonte primigenia e indifferenziata di ogni conoscenza.
La “suprema ricerca” dell’arte ha tradotto il moto immutabile dello spaziotempo assoluto dell’increato “dio” dell’Energia in parola e verbo, permettendo all’uomo di esprimere ciò che dio stesso rappresenta.
“La filosofia della natura”, quindi, è il “pensiero” di dio che l’uomo è in grado di esprimere; è il “pensiero” che ha permesso al padre premuroso di donare al proprio figlio l’impensabile: il bellissimo e provvidente Paradiso terrestre e l’incommensurabile amore che rende l’uomo libero nella sua moltitudine.
L’uomo, per definire la sua complementarietà intellettuale con “dio” (“dio” rappresenta e l’uomo esprime), deve rivelare la “filosofia” che caratterizza la sua libera azione rappresentativa nell’universo, i principi universali che la regolano, gli “strumenti” che la misurano e infine deve riconoscere, nell’azione rappresentativa di “dio” padre riflessa nella natura provvidente, il “progetto dell’Amore" dato in eredità all’uomo suo figlio.
L’uomo, finalmente, può iniziare ad amare ancor prima di pensare come fa suo padre.
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La scoperta di “dio”
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L’uomo, prima di scoprire l’increato “dio” dell’Energia e di personificare l’uomo reale del terzo millennio che lo rende diretto protagonista della storia, ha attraversato la fase primitiva o teologica della ragione.
Questa fase è caratterizzata, a livello planetario, dalle innumerevoli credenze e divinità, tra le quali il non trascurabile Dio della fede. In questa millenaria fase tutte le divinità, tra le quali anche il Dio della Fede, sono riconducibili alla percezione dell’increato Dio del Pensiero, testimoniato da ogni coscienza umana e tradotto con “fatica” dalla ragione in esperienza da vivere perché privo della prova visiva e quindi, rappresentativa della sua esistenza.
L’increato “dio” dell’Energia esiste come esiste l’increato Dio del Pensiero; entrambi sono nati spontaneamente senza volontà, perciò qualsiasi sia stata la “verità” teologica promulgata dalla ragione nessuna via della conoscenza ha potuto negare la loro esistenza.
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Il Dio della fede nasce da una naturale intuizione dell’uomo saggio il quale, pensando di dialogare con qualcuno e non con qualcosa, personifica nell’eterno Dio la percezione della perfezione assoluta proveniente dall’invisibile e increato Dio del Pensiero testimoniato da ogni coscienza umana.
Il credo nell’unico Dio, espresso dal saggio pensiero intuitivo dei Padri Abramo, Isacco e Giacobbe, è certificato anche senza la ragionevole prova visiva della sua esistenza; l’uomo, quindi, percependo Dio della propria coscienza ha fede nella parola “udita”.
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Il Dio del Pensiero è testimoniato dalla coscienza umana che è la vera ragione, l’esperienza non visiva più autorevole dell’uomo, è il Pensiero increato che nasce spontaneamente in assenza di volontà dall’autoregolamentazione di tutte le esperienze, conoscenze e percezioni.
La coscienza poiché increata è natura e come “dio” dell’Energia svolge un’azione rappresentativa simbolica con l’ambiente attraverso le percezioni visive; considera, cioè, lo spaziotempo rappresentato dagli oggetti naturali o creati dall’uomo e, confrontandolo con quello delle percezioni non visive che identificano la sua rappresentazione con “dio” dell’Energia, lo traduce in emozioni, in sensazioni e sentimenti; Il suo è il “linguaggio” rappresentativo dello spaziotempo naturale.
La coscienza, unica realtà esistente nel mondo dei sensi, come dio dell’Energia esprime lo spaziotempo sempre-presente, scompaginando ogni ordine di “tempo” e “spazio” inerziale apparente; l’ora, il giorno, l’anno, non hanno alcun valore. Un avvenimento del passato può essere più presente di un evento di oggi; infatti, in una vettura se la ragione si occupa della guida, la coscienza si concentra nel ricordo di un luogo, di una carezza, di un amore.
Lo spaziotempo sempre-presente della coscienza umana è identico a quello del “dio” dell’Energia, “coscienza fisica”, è un continuo fluire del futuro nel passato e del passato nel futuro.
La coscienza rappresentativa dello spaziotempo sempre-presente dell’amore di Dio, si dissocia dal tempo lineare spazializzato degli orologi, inesistente in natura, utile all’uomo soltanto per ordinare le attività quotidiane del suo Divenire nell’apparente natura visibile.
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La ragione creativa votata alla conoscenza nasce quando la mente si separa dalla natura, cioè dal corpo; esterna alla natura agisce nell’apparente stato di assoluta evidenza visiva, come sottoinsieme della coscienza madre che è la vera ragione.
La ragione è in grado di ricordare, ordinare e collegare esperienze che esprime con la parola e il verbo, quindi il suo linguaggio è espressivo, infatti, associa all’oggetto osservato una parola per distinguerlo e un verbo per la sua funzione senza comprenderne le emozioni.
Artefice dell’indagine sulla natura, è costretta a oltrepassare il limite del senso della vista.
Superato il limite del senso della vista, per ragionare correttamente sulla natura invisibile occorre prima conoscere l’esatta rappresentazione spaziotemporale dell’“oggetto” invisibile, per poi tradurre la sua rappresentazione in espressione, assegnando allo spaziotempo che lo rappresenta una parola per distinguerlo e alla sua funzione un verbo. Chi vede, ragiona e crede.
La ragione dopo il percorso sperimentale della scienza, con il quale scopre l’Energia e l’invisibile spaziotempo unificato, non avendo perso la capacità di rappresentare, ripercorre e completa il percorso dell’arte con il quale rende visibile lo spaziotempo unificato percepito da ogni coscienza, scopre la rappresentazione di “dio” dell’Energia fonte di ogni rappresentazione e conoscenza e, rivelando nell’uomo il Dio del Pensiero, si identifica con la coscienza e quindi, con Dio.
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Durante la primitiva fase teologica della ragione caratterizzata da molteplici divinità ha inizio nel 600 a.C. la fase metafisica della ragione, caratterizzata dalla comparsa della filosofia e nel 1.500 d.C. della scienza fisica. L’uomo, per superare le prime due fasi della storia ed entrare nella fase fisica della ragione (2.000 d. C.), esprime ordinatamente e principalmente cinque vie della conoscenza: l'arte, l’architettura, la teologia, la filosofia e la scienza fisica.
L’“oggetto” da conoscere per le cinque vie è identico: la forma per l’arte e per l’architettura, Dio per la teologia cristiana, l'universale per la filosofia e lo spaziotempo assoluto o polare per la scienza fisica.
Nella fase metafisica della ragione la scienza fisica, portando la ragione visiva ai suoi estremi limiti (fine ‘800 inizio ‘900), scopre la madre di “dio” e dell’universo, l’Energia e il tutt’uno unificato dello spaziotempo curvo senza fornire la rappresentazione originaria dello spaziotempo.
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L’Energia è la madre di “dio” e dell’universo.
Cos’è l’Energia?
L’Energia invisibile, impalpabile ed eterea simile al Pensiero, è il NULLA che si differenzia originando lo spazio con il movimento del tempo.
Inversamente:
Il NULLA è Energia indifferenziata in cui lo spazio è inamovibile e il tempo è fermo, non scorre. Il Nulla è sempre-presente oltre i confini dell’universo.
Conseguentemente:
Lo spazio è connaturato all’Energia che muove il tempo.
Il tempo è connaturato all’Energia che muove lo spazio.
Si può sicuramente affermare che tutta la natura fisica e vivente è testimoniata dall’Energia (E = mc2), e la sua testimonianza deriva dal fatto che:
L’ENERGIA è movimento che rappresenta lo SPAZIO, modellandolo con il TEMPO in un tutt’uno di ENERGIASPAZIOTEMPO.
In questa espressione le tre entità naturali energia, spazio e tempo, che nella dimensione dei sensi sono concepite separate, riscontrano la stessa sconosciuta rappresentazione, oggetto della riflessione e ricerca artistica.
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Lo spaziotempo unificato dalla scienza fisica ci costringe a superare la dimensione dei sensi e ci fa entrare nel limbo della ragione; in verità la scienza fisica non ha fornito la rappresentazione dello spaziotempo, ha soltanto certificato la sua esistenza e la sua peculiarità: di essere curvo per effetto della gravitazione dei “corpi celesti”.
La conseguenza della sua scoperta è la messa in crisi dello spazio cartesiano e del tempo lineare o assoluto poiché un fenomeno osservato nello spaziotempo cosmico è relativo al punto di osservazione; in poche parole, ogni osservatore dal suo punto di vista ha una verità che può erroneamente diventare opinione. L’uomo, purtroppo, confondendo la verità soggettiva con quella oggettiva, dall’inizio ‘900 diffonde il dannoso “relativismo intellettuale”.
La verità oggettiva è una sola, indivisa e indifferenziata, e soltanto “dio” dell’Energia la rappresenta; l’uomo può esprimerla solo quando osserva e conosce dio in tutti i suoi aspetti fisici e intellettivi.
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La scienza fisica nel suo percorso inverso della conoscenza, che dall’apparente natura visibile porta al reale invisibile, all’increato “dio” dell’Energia, ha individuato due sistemi, due modelli diversi di mettere in relazione le entità naturali ENERGIA, SPAZIO e TEMPO su cui si fonda ogni conoscenza.
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Nei sistemi inerziali come la Terra, dove non si avverte nessun movimento, è ancora valido il modello newtoniano meccanicistico dell’universo. Nello “SPAZIO assoluto” di questo modello le leggi fondamentali del moto dell’“ENERGIA” meccanica muovono gli “oggetti solidi” secondo un “TEMPO assoluto”.
Con questo modello, inesistente in natura, si è sviluppata tutta la tecnologia disponibile e la Cultura spazializzata sfociata, per aver superato il consentito, nell’irrazionalità.
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Nei sistemi relativi del modello einsteiniano, l’ENERGIA di interazione elettromagnetica configura lo SPAZIOTEMPO che, connettendo “particelle” elementari, rappresenta atomi, sistemi planetari, galassie e ogni configurazione dell’universo fisico e della natura vivente.
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È chiaro! Non si conosce il modello della genesi, quello di dio, il sistema assoluto in cui le tre entità naturali presentano la medesima rappresentazione: l’Energia muove lo spazio, modellandolo con il tempo sempre-presente in un tutt’uno di ENERGIASPAZIOTEMPO. Non si conosce la rappresentazione dell’unico termine testimoniato dallo sconosciuto e increato dio dell’Energia.
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L’uomo all’inizio del terzo millennio, nonostante la certezza proveniente della scienza fisica secondo cui l’invisibile Energia madre dell’universo configura ogni spaziotempo, non riesce ancora a concepire l’esistenza dei sistemi assoluti configurati dall’unico termine, dall’ENERGIASPAZIOTEMPO rappresentato dallo spaziotempo assoluto che identifica l’increato “dio” dell’Energia. La rappresentazione del termine unico tradotta in espressione rivela la filosofia della vita che annichilisce tutti i mali nati dall’ignoranza dell’uomo.
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Esiste soltanto una via per rappresentare l’increato “dio” dell’Energia e non è quella basata sulla sperimentazione scientifica e sulla dissertazione filosofica e teologica.
La scienza fisica, la filosofia e la teologia paradossalmente non considerano il principio dell’esatta conoscenza: ENERGIA = PENSIERO → NATURA = MENTE. Questa via è nell’uomo artista-architetto, nel rapporto tra l’increata coscienza (NATURA) e la creativa ragione (MENTE).
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Per rappresentare “dio" dell’Energia, esprimere la sua “filosofia” e avviare la “rivoluzione” culturale della quale si ha estrema necessità, le rappresentazioni dell’Energia devono coincidere con le espressioni del Pensiero, le rappresentazioni della natura con le espressioni della mente, lo spaziotempo rappresentato dall’increata coscienza (natura) con la parola e il verbo espresso dalla creativa ragione (mente).
Se la parola e il verbo espresso dalla ragione si identifica con lo spaziotempo rappresentato dalla coscienza, cioè dall’increato Dio del Pensiero, la rappresentazione dell’increato “dio” dell’Energia è alla portata dell’uomo. Per rappresentare l’invisibile e increato “dio” dell’Energia occorre quindi, rappresentare graficamente la “parola” e il “verbo” dell’increato Dio del Pensiero, esternando alla visione lo spaziotempo della coscienza umana, dell’unica realtà esistente nell’apparente natura visibile.
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Dopo una lunga ricerca grafica l’artista-architetto, indagando con la rappresentazione le percezioni della coscienza provenienti dall’ambiente visivo naturale e creato, perviene alla rappresentazione dello spaziotempo dei sentimenti, introducendo l’origine dello “spazio” e del “tempo”.
Senza l’origine non si può rappresentare lo spaziotempo dei sentimenti della coscienza.
L’uomo percepisce i sentimenti quando sosta in uno spaziotempo configurato da superfici convergenti o divergenti; osservando lo spazio convergente all’origine, percepisce il suo passato, la sua storia, i suoi ricordi; osservando lo spaziotempo divergente dall’origine, percepisce il suo futuro, il suo avvenire, le sue aspirazioni. Se lo spaziotempo convergente coincide con il passato, se lo spaziotempo divergente coincide con il futuro, se configurando il primo spaziotempo si rappresenta anche il secondo e viceversa, evidentemente dall’interazione complementare tra spaziotempo passato e futuro, rappresentati dal medesimo spaziotempo, scaturisce il sempre-presente espresso dalla coscienza umana.
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Lo spaziotempo convergente rappresenta il passato, la storia, le conquiste fatte, le esperienze vissute, la tradizione, lo spazio dei ricordi che si interpreta nel presente secondo le nostre aspirazioni future.
Lo spaziotempo divergente rappresenta il futuro, l’avvenire, le conquiste da fare, le esperienze da vivere, lo spazio delle aspirazioni che si interpreta nel presente secondo le proprie tradizioni passate.
Lo spaziotempo interattivo rappresenta il sempre-presente.
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Poiché la coscienza è l’unica realtà esistente nel mondo dei sensi, e la realtà si rappresenta con la forma, l’indagine artistica, libera e universale, è il tentativo continuo attraverso il quale la coscienza madre, realtà invisibile del Pensiero, con la collaborazione della figlia ragione rivela la sua forma.
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Così è stato. Durante l’albeggiare a Roma di un giorno indimenticabile, l’artista studente in architettura, osservando per l’ennesima volta la rappresentazione dello spaziotempo dinamico della coscienza umana riferito all’ambiente visivo apparentemente statico, ricorda che l’increata coscienza è l’unica realtà esistente nell’apparenza della natura e come l’increato dio dell’Energia si rappresenta con la forma.
“Il reale appare, la forma si configura, l’universale si fa particolare”, comprende così con forte emozione di aver scoperto i significati spaziotemporali della forma fisica e con essi la “forma significato”.
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La forma significato è una scoperta preziosa di inestimabile valore intellettuale, è la chiave che apre lo scrigno della conoscenza assoluta; è l’interfaccia che, accostando i due universi paralleli della natura e della mente dà, appunto, significato all’esistenza. Essa rappresentando i sentimenti, traduce in parola e verbo il “linguaggio” rappresentativo naturale della coscienza umana in linguaggio espressivo della ragione:
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Lo spaziotempo passato convergente all’origine rappresenta il sentimento dei ricordi.
Lo spaziotempo futuro divergente dall’origine rappresenta il sentimento delle aspirazioni.
Lo spaziotempo sempre-presente interattivo rappresenta il sentimento dell’amore.
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Lo spaziotempo della forma significato è “tradotto” dalla ragione in parola e verbo passato, futuro, sempre-presente e dalla coscienza in sentimenti ricordare, aspirare, amare; con essa la ragione visiva supera il visibile e, accostandosi alla vera ragione non visiva della coscienza, all’increato Dio del Pensiero si avvicina all’increato “dio” dell’Energia.
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La forma significato rappresenta lo spaziotempo naturale e dinamico dei sentimenti della coscienza umana riferiti all’ambiente visivo apparentemente statico.
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La forma significato, unificando attraverso l’origine due entità rappresentative della natura, lo spazio e il tempo, conferma che la via della sperimentazione percettiva è quella giusta. Se l’Energia, con il suo movimento, deve necessariamente configurare lo spazio modellandolo con il tempo in un tutt’uno di Energiaspaziotempo, e la forma significato rappresenta lo spaziotempo sempre-presente naturale espresso anche dalla coscienza umana, si conferma l’esistenza dei sistemi assoluti o polari rappresentati dallo stesso unico termine, dall’Energiaspaziotempo posto a base dell’universo e al vertice del vocabolario.
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Come si può sperimentare e certificare l’esistenza dei sistemi assoluti configurati dall’Energiaspaziotempo?
La forma significato rappresenta lo spaziotempo sempre-presente dell’increato Dio del Pensiero della coscienza in cui i due termini spazio e tempo già coincidono; quindi, è sufficiente, sostituire il PENSIERO con l’ENERGIA, considerare la stessa forma significato come la “tecnologia” intellettuale dell’invisibile che ci permette di sperimentare graficamente le fondamenta della natura cioè l’increato dio dell’Energia.
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Per sperimentare e conoscere come si testimoniano e rappresentano il limitatamente piccolo dei sistemi assoluti delle “particelle” elementari, non resta che unire l’Energia allo spaziotempo rappresentato dalla forma significato e seguire la sua espressione, partendo dall’origine.
Al termine unico (Energiaspaziotempo), posto al vertice di tutte le configurazioni dell’universo, si assegnano i significati spaziotemporali della forma (passato, futuro, sempre presente) e i sensi convenzionali (→) riferiti alla direzione dello spaziotempo:
Energiaspaziotempo convergente = ← passato
Energiaspaziotempo divergente = futuro →
Energiaspaziotempo interattivo convergente e divergente = sempre-presente ↔ →←
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Ci siamo! Con la forma significato si supera il visibile, e senza dubbi ci si incammina per incontrare “dio”.
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La scienza fisica del secolo scorso, per scoprire le fondamenta della natura, cioè dio dell’Energia, ha sperimentato l’esistenza di un numero ancora imprecisato di “particelle” elementari, annoverando tra esse anche quelle a “vita breve” nate nei suoi laboratori.
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Le “particelle” elementari sono quantità di energia indivisibile che, configurando uno spaziotempo limitatamente piccolo, si testimoniano stabilmente per l’intero anno cosmico
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Confermato il nome di “particella” elementare all’“oggetto” da scoprire, con forte emozione si sperimenta la sua rappresentazione.
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Per scoprire l’esatta rappresentazione della “particella” elementare, l’artista-architetto rappresenta sul foglio bianco la “forma significato” e la direzione del suo spaziotempo; poi immagina di far coincidere l’Energia con l’origine della stessa. Il termine unico, l’“Energiaspaziotempo”, si visualizza nell’origine, e “attende” di diffondersi seguendo l’unica direzione spaziotemporale della “forma significato”.
Sono stati sufficienti pochi attimi di riflessione e l’esperimento, visualizzato dalla matita, è iniziato.
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--- Espressione ---
L’energiaspaziotempo, con riferimento alla forma significato, segue l’unica direzione di diffusione spaziotemporale e, divergendo dall’origine, espande il futuro; per non dissiparsi (morte energetica), necessariamente contrae il passato, convergendo verso la nuova origine rigeneratrice posta nel futuro.
L’energiaspaziotempo, nella nuova origine, si rigenera ed espande nuovamente il futuro, per poi contrarre di nuovo il passato, ripetendosi così per la durata dell’intero anno cosmico.
L’energiaspaziotempo, attraverso le incommensurabili origini rigeneratrici, testimonia il continuo susseguirsi di nascita e morte rigeneratrice, espressione del sempre-presente spaziotempo assoluto.
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--- Rappresentazione ---
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L’Energiaspaziotempo di “dio” si inverte tra due origini rigeneratrici: la “particella”, tra le incommensurabili origini rigeneratrici, diverge prima il futuro e poi converge il passato, invertendo lo spaziotempo.
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L’Energiaspaziotempo di “dio” si rigenera tra due momenti di massima espansione,: la “particella” prima converge il passato verso l’origine, e poi diverge il futuro dalla stessa origine, rigenerando lo spaziotempo.
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Con la continua inversione e rigenerazione, ogni “particella” elementare di energia esprime e testimonia il sempre-presente spaziotempo assoluto o polare.
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--- Testimonianza ---
La “particella” inverte l’Energiaspaziotempo tra due origini rigeneratrici; anteponendo il futuro al passato, la “vita” alla “morte”, rappresenta lo stato puro dell’“eterna intuizione” della testimonianza.
La “particella” rigenera l’Energiaspaziotempo tra due istanti di massima espansione; rigenerando il passato nel futuro, la “morte” nella “vita”, rappresenta lo stato puro dell’“eterna esperienza” della testimonianza.
Il termine espressivo equivalente a quello rappresentativo della testimonianza fisica è “amare”.
Ogni “particella” elementare, attraverso lo spaziotempo assoluto sempre-presente, testimonia lo stato puro dell’“eterna intuizione” e dell’“eterna esperienza” dell’“amore” (testimonianza fisica), posto a fondamenta della natura visibile e invisibile.
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Là dove c’è un’intuizione e un’esperienza, c’è un pensiero; e dove c’è un pensiero, c’è una coscienza; e dove c’è una coscienza, c’è una mente. Ogni “particella” elementare di energia è “mente e coscienza fisica”; testimonia il reale, rappresentato dalla forma fisica, espressione dell’universale che configura, unifica e spiega tutto; riconoscendo alla “particella” la rappresentazione del «motore» dell’universo si può assegnare in sintesi la parola: “Dio”.
A “dio”, poiché antepone tutto il “pensabile” della natura (futuro) al “pensato” (passato), si può assegnare soltanto il verbo della testimonianza e della sua funzione fisica: “Amare”.
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L’increato “dio” dell’Energia, visibile e comprensibile, non ha sembianze umane!
Che cosa cambia nell’uomo?
Nell’uomo cambia l’esistenza. L’uomo ha ciò che dio non ha! Ha gambe per camminare, braccia per lavorare, occhi per vedere, orecchie per sentire e bocca per parlare; l’uomo ha la corporeità necessaria per godere il padre suo e la bellezza del suo “Creato”. “Dio”, viceversa, non ha bisogno di gambe per camminare, di braccia per lavorare, di occhi per vedere, di orecchie per sentire e di bocca per parlare. “Dio” è sprovvisto delle umane sembianze perché è “solamente” incondizionato e illimitato “amore” che costruisce senza decidere, senza usare le braccia, senza vedere, senza comandare; altrimenti che “dio” sarebbe?
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“Dio”, nonostante sia privo delle sembianze umane, ci somiglia.
«”Dio” ci somiglia quando consideriamo l’uomo privo del corpo, il quale rende l’uomo impenetrabile all’uomo, e lo può dividere dal suo simile». La sua somiglianza coincide con la nostra increata coscienza, poiché l’apparente complessità di tutte le esperienze e percezioni espresse dalla coscienza umana coincide con l’estrema semplicità dell’unica “esperienza” espressa da “dio” o “coscienza fisica”: amare.
La coscienza umana è a immagine e somiglianza della “coscienza fisica”.
L’uomo, se esclude il suo corpo, è l’immagine di “dio”. “Dio” dell’Energia, pur non sentendo, non vedendo e non parlando, ci ha sempre guidato, dialogando con noi attraverso la nostra increata coscienza.
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L’increato “dio” dell’Energia si riscontra nel limitatamente piccolo dell’universo, in ogni “particella” elementare rappresentata dallo spaziotempo dei sistemi assoluti o polari (3a dimensione).
Le “particelle” elementari, con dinamiche interazioni elettromagnetiche nucleari, atomiche, elettriche, magnetiche e gravitazionali, si relativizzano intorno a centri orbitali, testimoniando lo spaziotempo dei sistemi relativi (2a dimensione) configurati dagli atomi all’intero universo, fisico e vivente.
“Dio” dell’Energia, testimonianza dello stato puro o assoluto della forma reale della “coscienza fisica”, che con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine configura il tutto, su un sistema inerziale come la Terra (1a dimensione), con l’evoluzione fisica, chimica e biologica degli esseri viventi, diviene configurazione apparente nello “stato di non-coscienza” della natura nel suo vero significato: “Sogno” di “dio”.
Nel Paradiso terrestre le consapevolezze dell’artista-architetto trovano conferma nel Divenire:
“Dio”, forma diviene ® configurazione.
“Dio”, il reale diviene ® apparente.
“Dio”, “coscienza fisica” diviene ® “stato di non-coscienza” della natura. “Sogno” di dio = Paradiso.
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Sul pianeta terra con la ricchezza degli esseri viventi vegetali e animali, dio ha realizzato il “sogno” del padre premuroso donando al figlio, ancor prima che nascesse e che non vedrà mai, tutte le necessità della vita.
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Con la scoperta dell’increato “dio” dell’Energia l’uomo supera la fase teologica e metafisica astratta e, riconoscendo il Paradiso terrestre in cui vive, dà inizio alla fase fisica della ragione, caratterizzata dall’ingresso nella storia dell’uomo reale del terzo millennio, giustiziere dei mali frutto dell’ignoranza.
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L’increato “dio” dell’Energia, “coscienza e mente fisica”, comunica senza parole, rappresentando attraverso lo spaziotempo l’amore e la bellezza che configurano tutta la natura visibile e invisibile.
All’uomo, dopo aver rivelato il Dio del Pensiero, già Dio della fede e identificato la ragione con la coscienza, da creativo Dio della ragione, resta il compito di estendere al massimo la bellezza e la provvidenza della natura, plasmando lo stesso “dio”: l’«umiltà assoluta dall’illimitata potenza».
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Sperimentando con la “forma significato” l’unico termine, l’Energiaspaziotempo che configura i sistemi assoluti o polari delle “particelle” elementari, si è dimostrato che l’Energia, madre purissima, si testimonia nel figlio “dio”, padre nostro e dell’universo.
L’increato “dio” dell’Energia, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine è testimonianza nel sempre-presente, cioè “amore” e l’Amore è unica ragione dell’universo. Il massimo è nel minimo.
“Dio” dell’Energia è la primigenia indifferenziata di ogni rappresentazione visibile e invisibile; è la fonte originaria di ogni conoscenza.
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Moto immutabile, mutamento e movimento
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Era prevedibile! “Dio” stesso, il massimo che è nel minimo, dimostra quanto sia importante la qualità, l’armoniosa testimonianza dell’“oggetto”, indipendentemente dalla sua quantità e dimensione.
“Dio”, con la sua incommensurabile moltitudine, per “costruire” e per testimoniare noi e tutto l’universo non usa metri per misurare distanze ne orologi per misurare i tempi della sua azione; è il logos che misura tutto attraverso, lo spaziotempo incommensurabile dell’amore (testimonianza) sempre-presente.
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Nell’universo esistono tre livelli integrati di rappresentazione del sempre-presente: quello dei sistemi assoluti, rappresentati da ogni “particella” elementare, cioè dal moto immutabile dello spaziotempo assoluto o polare di “dio”; quello dei sistemi relativi, rappresentati dall’universo fisico e vivente, cioè dal mutamento dello spaziotempo relativo testimoniato da “dio” insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine; infine il sempre-presente dei sistemi inerziali, rappresentati da dio ed espressi dall’uomo quando osserva gli “oggetti” e il loro movimento nello “spazio” attraverso il “tempo” sempre-presente della coscienza, cioè quando l’uomo, non essendo illuso dall’apparente stato di assoluta evidenza visiva che separa il “tempo” dallo “spazio”, esterna la bellezza del “Creato”.
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“Dio” dell’Energia configura ogni fenomeno visibile e invisibile attraverso il movimento dello spaziotempo sempre-presente assoluto, relativo, inerziale. È lo spaziotempo sempre-presente, come già asserito, che rappresenta la natura visibile e invisibile, a dare spiegazione e soluzione definitiva al problema millenario sulla misurazione del “tempo” separato dallo “spazio”.
Il sempre-presente nasce dal moto immutabile rigenerativo spaziotempo assoluto di “dio” e si presenta con un metro e un orologio beffardo, poiché in “dio” il poi (futuro) precede il prima (passato). Il metro di “dio” inverte ogni istante l’ordine dei numeri e il suo orologio inverte ogni istante il senso delle lancette.
Il moto immutabile di “dio”, insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, con immanenza diviene perenne mutamento della natura visibile e invisibile, cioè sempre-presente orbitale (spaziotempo relativo che rappresenta atomi, molecole, biomolecole, sistemi planetari, galassie, universo), e sempre-presente riproduttivo (spaziotempo inerziale relativo all’ambiente che modella le specie viventi).
Tutta la natura fisica e vivente rappresentata dallo spaziotempo relativo e inerziale dimostra di possedere un orologio e un metro flessibile, non adeguato alla misurazione umana in quanto intrinseco nella natura stessa; si vede in nostro figlio o nell’albero che cresce.
Il mutamento dell’universo fisico e vivente su un sistema inerziale come la Terra, testimonia la naturalità del sempre-presente: tutti gli esseri viventi animali dotati di movimento vivono istintivamente lo spaziotempo sempre-presente, e la durata del tempo in cui avviene ogni azione coincide con la distanza.
Una tigre che abbatte una preda, non misura né lo spazio necessario né il tempo dell’azione; essa con il suo istinto, vivendo lo spaziotempo sempre-presente della natura, consuma una dose di energia in un relativo spaziotempo.
Il mutamento evolutivo della specie umana ha separato il corpo (natura) dalla mente (ragione); l’uomo, illuso dall’apparente stato di assoluta evidenza visiva, separa il “tempo” del movimento dallo “spazio”.
La loro separazione ha convertito lo spaziotempo increato in “spazio” e “tempo” creativo, che l’uomo non ha saputo circoscrivere nella sua semplice funzione ordinatrice; nonostante ciò, la loro separazione ha instradato l’uomo sulla via della conoscenza e gli ha fatto percepire le emozioni dell’increata coscienza.
Allo “spazio” e al “tempo” della ragione visiva, l’uomo ha corrisposto un metro e un orologio rigido, esterni alla natura, che però non riescono a misurare l’incommensurabilità dei sentimenti.
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Il sempre-presente assoluto come moto immutabile di “dio”.
Con la scoperta dello spaziotempo assoluto di dio (sempre-presente), hanno soluzione definitiva le aporie sulla misurazione del “tempo” separato dallo “spazio” dibattute per secoli.
L’impossibilità di dare una risposta al problema sulla misurazione del “tempo”, separato dallo “spazio”, dipende semplicemente dal fatto che tale tempo non esiste in natura.
In natura il passato e il futuro spaziotemporale interagiscono nel sempre-presente testimoniato dalla stessa natura fisica e vivente e dalla coscienza umana.
Nell’increato “dio” dell’Energia e nell’increato Dio del Pensiero il passato e il futuro interagiscono nell’eterno sempre-presente della testimonianza che è amore.
Nel sempre-presente di “dio”, “coscienza fisica”, e nella coscienza umana, poiché in esse il poi (futuro) precede il prima (passato), non esiste orologio e metro rigido misurante, ma l’amore incommensurabile del sempre-presente che identifica l’uomo con dio, con i propri fratelli, con la natura e con l’intero universo.
Lo spaziotempo di “dio” sempre-presente coincide con l’istante che non è un punto, o un numero, o la distanza tra due punti, o un segmento di retta, ma è un limitatamente piccolo volume fusiforme che “beffardamente e allegramente”, anteponendo il futuro al passato, compare e scompare nelle incommensurabili origini rigeneratrici. “Dio” dell’Energia, se avesse un orologio, invertirebbe in ogni istante il senso delle lancette, se avesse un metro, invertirebbe in ogni istante l’ordine dei numeri.
“Dio” non misura né Il tempo né lo spazio è solo spaziotempo sempre-presente cioè amore incommensurabile.
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Il sempre-presente relativo come mutamento della natura visibile e invisibile.
Il sempre-presente relativo naturale si identifica con il movimento ciclico e il mutamento dell’intero universo. Considerando il mediamente e l’immensamente grande dell’universo, a ogni orbita corrisponde un determinato “tempo”: il giorno a quella della terra; il mese a quella della luna; l’anno a quella del sole; ma il giorno, il mese, l’anno si ripetono continuamente, quindi al movimento ciclico si deve associare il sempre-presente relativo; se il movimento ciclico è misurato e datato, cioè spazializzato secondo un passato, un presente e un futuro, non si distingue lo spaziotempo sempre-presente di dio, che nell’orbita di un corpo celeste non ha né il prima né il poi.
Il sempre-presente, però, è anche mutamento, è anche nella cosa che muta, e si trova ovunque.
Il mutamento dello spaziotempo si nota nella pianta che si ingrandisce, nel figlio che cresce, nel corpo che invecchia; quindi, è anche evidente che il tempo modella lo spazio secondo un mutamento preordinato, secondo la volontà pura della “coscienza” oggettiva di dio sempre-presente, che agisce indipendentemente e dalla coscienza e ragione soggettiva.
Al tempo ciclico naturale o del mutamento corrisponde allora un orologio elastico, che non è al polso del soggetto, ma nella natura degli oggetti e di tutto l’universo, che non misura né il prima, né il poi.
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Il “tempo” come movimento della ragione visiva, separato dallo spazio.
Il tempo del movimento separato dallo spazio è quello della ragione visiva; esso si compone di passato che non esiste più e di futuro che non esiste ancora; qualsiasi parte di tempo come movimento appartiene al passato o al futuro. Si potrebbe pensare che esista il presente, che divide passato e futuro; ma il presente è un elemento infinitesimale, non è una parte di tempo, così come il punto non è parte di una retta.
È impossibile che in natura esista qualcosa di cui non si trovano le parti, in questo caso passato, presente e futuro; ma il tempo non è pensabile senza movimento; esso è una “proprietà” del movimento; infatti, quando si dorme profondamente, non si avverte il trascorrere del tempo.
Il problema è determinare in che senso il tempo sia proprietà del movimento, ovvero in che rapporto il primo diventa il secondo e viceversa. Esiste una connessione tra movimento di un corpo, distanza percorsa, e tempo del movimento (durata). In tutti e tre i casi ci troviamo di fronte a grandezze continue: in primo luogo è la distanza; poi è il movimento, poiché si svolge lungo una grandezza continua (la distanza); infine, è il tempo, inteso come durata di un movimento. Tra queste grandezze è quindi possibile stabilire un rigoroso rapporto di corrispondenza reciproca, al quale corrisponde un “prima” e un “poi” del movimento, cioè momenti successivi del tempo. Distinguendo nel movimento un “prima” e un “poi”, noi individuiamo due istanti separati da un intervallo che non coincide con essi e di cui essi rappresentano gli estremi. Noi definiamo questo intervallo periodo o “lasso di tempo”.
Il tempo, concepito come intervallo tra due istanti, ci permette di misurare il movimento, il quale si misura con una grandezza che è il numero; dunque, il tempo della ragione visiva può esser definito come il “numero del movimento, misurante secondo il prima e il poi”; quindi, essendo lineare e spazializzato, annichilisce la temporalità delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti.
Al “tempo” misurante spazializzato, inesistente in natura, corrisponde un orologio rigido posto al polso del soggetto, il quale ordina gli eventi, appunto, secondo il prima e il poi della ragione visiva; poiché la comprensione dei fenomeni non dipende da “dio” ma dall’interpretazione dell’uomo, se il “numero del movimento, misurante il prima e il poi” si sottopone allo spaziotempo sempre-presente della ragione non visiva, cioè alla coscienza, è la stessa coscienza ad associare al numero del movimento che misura il prima il “tempo” passato dei ricordi e al numero del movimento che misura il poi il “tempo” futuro delle aspirazioni. Scompare così il “tempo” misurante spazializzato, perché semplicemente inesistente, e resta quello del movimento interiore di “dio” e della coscienza: il sempre-presente che alimenta l’incommensurabilità delle emozioni, delle sensazioni e dei sentimenti.
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L’increato “dio” dell’Energia non misura e non discrimina; esso esprime l’incommensurabile spaziotempo sempre-presente dell’“amore” (testimonianza) diffuso, grande quanto l’universo.
Lo spaziotempo passato interagisce con il futuro, nel moto immutabile del sempre-presente, rappresentato da “dio” (“coscienza fisica”) nel limitatamente piccolo, ed espresso dalla coscienza umana nell’immensamente grande dell’universo.
Nella coscienza umana, il tempo della ragione limitata dal senso della vista, cioè il passato che non c’è più, l’istante sfuggevole del presente che non c’è e il futuro che non c’è ancora, si dissolve nel sempre-presente. Il sempre-presente dell’amore di “dio” dà soluzione al problema inesistente sulla misurazione del “tempo” della ragione visiva, colmandolo di incommensurabili sentimenti: il passato diventa prezioso di ricordi e il futuro ricco di aspirazioni.
Se l’uomo continua a dosare con strategica cupidigia la sua energia, misurando la temporalità delle sue attività con un orologio rigido genera un “tempo spazializzato” inesistente in natura e la sua “misurazione” diventa un problema etico/estetico irrisolvibile poiché è separato dallo spazio.
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La relazione tra “dio” e l’uomo
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Nell’universo esistono due divinità l’increato “dio” dell’Energia o “coscienza fisica”, testimoniato da ogni “particella” elementare che agisce nel buio del limitatamente piccolo, e l’increato Dio del Pensiero già Dio della fede, testimoniato da ogni coscienza umana che agisce nella luce dell’immensamente grande dell’universo. Il “dio” dell’Energia, in assenza di volontà e con il sacrificio di se stesso, insieme alla sua armoniosa moltitudine rappresenta ogni spaziotempo visibile e invisibile mentre il Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza può esprimerlo volontariamente con la ragione e tradurlo in parola e in verbo.
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Le due divinità o coscienze, nate spontaneamente in assenza di volontà, nonostante la loro natura increata, non manifestano nessuna interazione polare diretta di tipo fisico: l’uomo può con libero arbitrio imitare il “linguaggio” rappresentativo di suo padre, traducendolo in linguaggio espressivo con la parola e il verbo.
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Se l’uomo decide di imitare il “linguaggio” rappresentativo di dio deve conoscere la sua “filosofia” ovvero ”la filosofia della natura” che rappresenta noi e l’universo e che con certificata sobrietà muove ogni azione ed espressione umana.
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Detto questo, l’uomo che vede e fa riferimento alla fonte originaria di ogni rappresentazione e conoscenza, è intellettualmente complementare a dio: dio rappresenta e l’uomo esprime; infatti, Dio esiste se ragionato dall’uomo nel rapporto intimo tra l’increata coscienza (Dio del Pensiero) e la creativa ragione,
Se esiste l’uomo come si può ignorare Dio? «Chi non crede all’esistenza di Dio o lo ignora, rinnega se stesso»
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La “filosofia della natura”
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Alla scoperta di dio e alla sua accertata complementarietà intellettuale con l’uomo (il primo rappresenta e il secondo esprime senza perdere la facoltà di rappresentare), segue la rivelazione del suo “pensiero”, della sua “filosofia” di “architetto” che specifica la libera azione rappresentativa di “cantiere” con la quale realizza la natura provvidente: il progetto di eccellenza, mai ideato e privo di preferenze, e perciò libero di rappresentare l’incommensurabile varietà e bellezza delle configurazioni fisiche e degli esseri viventi.
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La “filosofia” di “dio” e, quindi, “la filosofia della natura” è indispensabile all’uomo, al futuro Dio della ragione affinché la esprima attraverso le sue azioni finalizzate a costruire il suo progetto di eccellenza, integrato alla natura provvidente, quale Sommo Bene da perseguire.
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“La filosofia della natura” è la naturale e logica espressione che caratterizza ogni minima azione dell’uomo; con essa sarà semplice convertire la libera azione rappresentativa dell’increato dio in libera azione espressiva dell’uomo.
La“filosofia” di “dio” rende naturale come se fosse innata anche la conoscenza acquisita; essa, ordinando l’increata azione di dio e la creativa attività dell’uomo, alimenta il “nuovo” sentimento religioso anzi lo specifica, determina i Principi universali della libera rappresentazione fisica che unifica “dio” con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine. Convertiti i Principi della rappresentazione fisica in Principi della libera espressione umana la stessa “filosofia” di “dio” modella l’estetica liberale e l’etica sociale cioè i complementari opposti della civile convivenza religiosa e politica.
“La filosofia della natura” è la base educativa dell’uomo che desidera vivere libero e spensierato in armonia con la natura, con la famiglia, con la comunità civile e religiosa e con lo Stato; infatti dopo aver rivelato la “filosofia” di “dio”, per l’uomo sarà semplice vivere, insieme alla propria moltitudine, libero e spensierato l’Essere figlio di “dio” nel Paradiso terrestre ereditato dal padre.
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“La filosofia della natura” si desume dalla rappresentazione dello stesso “dio” dell’Energia, che oltre a configurare la natura visibile e invisibile, essendo la fonte primigenia di ogni rappresentazione e conoscenza, unifica e spiega tutto.
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È sufficiente sostituire allo spaziotempo convergente e divergente la parola e il verbo, passato e futuro, e loro vocaboli similari, per tradurre il linguaggio rappresentativo di “dio” in quello umanistico espresso dell’uomo che, con accorta riflessione, desumere l’increata, dinamica e operosa “filosofia” di “dio” riflessa in tutta la natura fisica e vivente.
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Il “pensiero” di “dio” è piccolissimo ma immenso quanto l’universo; è espresso con inevitabile fatalità e poiché antepone tutto il “PENSABILE” della natura (spaziotempo divergente → futuro) al “PENSATO” (spaziotempo convergente ← passato), l’“AMORE” (spaziotempo interattivo tra ←passato e futuro→ = sempre-presente) al “PENSIERO” esteso, è un continuo «AMARE PENSANDO».
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È quell’«amare pensando» in cui l’azione di “amare” anticipa ogni “pensiero”!
Quell’«amare pensando» privo di leggi e dogmi e al di sopra del dovere; quell’«amare pensando» della libertà increata di “dio” e creatrice dell’uomo, testimoniata da tutta la natura fisica e vivente, rappresentato dall’arte ed espresso dal teologo Joseph Ratzinger oggi Papa Emerito Benedetto XVI.
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Con «amare pensando» l’increato “dio” dell’Energia rappresenta nella natura la sua filosofia che accompagna ogni azione creativa libera e spensierata dell’uomo quando egli identifica il suo pensiero con dio stesso.
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Con «amare pensando», “dio” esprime “la filosofia della natura” che caratterizza l’azione rappresentativa di ogni “particella” elementare con la sua dinamica, armoniosa e incommensurabile moltitudine; ma il “pensiero” increato di “dio” dell’Energia è rappresentato da una “cosa libera” dal volere e dal pensare (l’azione precede il pensiero), e non da qualcuno pensante, quindi, il Sentimento Religioso non può essere né idolatrato né personificato, ma deve esse rivolto all’azione di “dio” che, insieme alla sua armoniosa moltitudine, lo specifica qualificandolo nell’Amore universale che unisce tutti e tutto.
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Il Sentimento Religioso, poiché rivolto all’azione «amare» è nuovo per l’uomo del terzo millennio ma non per Gesù di Nazareth che lo ha predicato; questo sentimento ha un luogo per essere vissuto! Quel luogo è il Pianeta Terra, il vero Paradiso illuminato dal «fratello sole» e “corteggiato” dalla «sorella Luna».
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Con l’«amare pensando» e il “nuovo” sentimento religioso è iniziata la fase fisica della ragione.
Esiste una perfetta identità tra “dio” e l’uomo; entrambi sono armonia della loro stessa moltitudine; entrambi sono amore e verità; entrambi qualificano, con quell’«amare pensando» dinamico, operoso e altruista che agisce ancor prima di pensare l’Amore universale che, rivolto verso tutti e tutto realizza “la provvidenza”.
Se l’increato “dio”, senza scopo e senza evidente utilità, insieme alla sua armoniosa moltitudine ha configurato la natura provvidente cioè Il “sogno” del padre premuroso ereditato dal figlio, il creativo uomo ha lo scopo di rendere reale l’apparente “sogno” di “dio” padre, la natura provvidente realizzando in essa il suo sogno: Lo Stato provvidente, Sommo bene, presupposto inalienabile affinché l’uomo possa vivere libero, spensierato e felice insieme alla sua moltitudine.
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Con l’«amare pensando», cioè con l’azione che precede il pensiero libero tutto è possibile realizzare; infatti, l’uomo, con la “filosofia” di dio scompagina la concezione dei valori: le misure quantitative non sono più considerate, il minimo può essere il massimo, il più piccolo può essere il più poderoso, un uomo che ama prima di pensare è grande quanto l’universo. Con l’“amare pensando” l’uomo, come “dio”, dimostra tutta la sua potenza, poiché fa leva unicamente sull’azione diretta dell’amore.
Questa è la filosofia di “dio” e dell’uomo del terzo millennio, che edificherà con Lo Stato provvidente (Sommo Bene) un futuro luminoso, la forma nella dimensione fisica della configurazione, la realtà nella dimensione fisica dell’apparenza, lo stato di coscienza della mente nella dimensione fisica dello “stato di non-coscienza” della natura. Un futuro pieno di entusiasmo e di ottimismo, che fa risalire l’umanità dall’Inferno in cui è precipitata per godere il vero Paradiso.
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Lo Stato provvidente, quale Sommo Bene da perseguire, realizza l’unità di un popolo, in modo pratico, se ogni cittadino, indottrinato a “dio”, segue la sua “filosofia” di vita e agisce secondo quell’«amare pensando» che, anteponendo l’azione a ogni pensiero, ama tutti prima di pensare. Quell’«amare pensando» che è alla base del comportamento etico/estetico dell’uomo, che desidera ardentemente essere libero nella sua moltitudine; ma, per essere realmente libero, occorre rivelare i Principi increati della libertà rappresentativa di “dio” utili alle professioni e i Principi creativi della libertà espressiva dell’uomo utili alla dialettica e alla civile convivenza; tali principi determinano in modo naturale la propria creativa partecipazione a realizzare il Sommo Bene e vivere in esso, come un Dio, spensierato e felice.
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I Principi della libertà rappresentativa di “dio”
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Conosciuta la “filosofia” di “dio”, l’«amare pensando» che caratterizza la sua libera azione rappresentativa nell’universo, per comprendere come progetta, organizza ed esegue ogni suo “cantiere”, si devono estrarre dallo stesso dio i Principi universali della libera rappresentazione fisica, i quali configurando i campi elettromagnetici, “legano” e dispongono i “mattoni”, le incommensurabili “particelle” elementari che configurano dall’atomo all’intero universo fisico e vivente, compresi noi.
L’increato “dio” padre dell’universo è il “committente premuroso, illimitatamente ricco, buono e altruista” che sacrifica se stesso, divenendo “cantiere, architetto, operaio, mattone e malta”.
Questi principi della libertà rappresentativa di “dio”, tradotti in principi della libertà espressiva dell’uomo insiti in quell’«amare pensando», sono indispensabili al creativo Dio della ragione, per rappresentare ed esprimere in armonia con i suoi fratelli e con la natura, tutta la sua libera creatività, senza creare paradossi.
Dalla rappresentazione di “dio” si possono dedurre tutte le conoscenze delle quali l’uomo necessita.
Per ricavare una qualsiasi conoscenza rappresentativa ed espressiva è sufficiente riflettere sulla rappresentazione dello spaziotempo polare o assoluto di “dio” e convertirla in parola e verbo.
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Il Principio di Simmetria degli Eventi
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La prima considerazione emergente dall’architettura di “dio”, riferita all’unica direzione dello spaziotempo, è la sua rappresentazione simmetrica.
Poiché lo spaziotempo di “dio” non solo scorre verso il futuro, ma anche a ritroso verso il passato, tutte le rappresentazioni e tutte le leggi della fisica sono simmetriche, con riferimento al verso dello spaziotempo.
“Dio” istantaneamente configura il futuro dello spaziotempo e, superato l’orizzonte dell’evento, il passato.
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Spaziotempo
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L’Energiaspaziotempo espandente di “dio”, segue l'unica direzione spaziotemporale e divergendo dall’origine rigeneratrice posta nel passato manifesta lo stato puro o assoluto dell’evento entropico (insieme scollegato di fenomeni causali tendenti a omogeneizzare, disordinando), il “soffio vitale” (espirazione) con il quale “dio” disordina il “pensato” (passato) per esprimere tutto il nuovo “pensabile” della natura (futuro).
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L’evento entropico continuamente divergente porta l’energiaspaziotempo alla sua dissipazione, ovvero porta alla “morte” di “dio” e di noi stessi. Così, complementare e opposto all’evento entropico, simmetricamente rappresentato da “dio”, si manifesta l’evento sintropico.
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L’Energiaspaziotempo contraente di “dio”, segue l'unica direzione spaziotemporale e convergendo all’origine rigeneratrice posta nel futuro manifesta lo stato puro o assoluto dell’evento sintropico (insieme collegato di fenomeni finalizzati tendenti a differenziare, ordinando), il “risucchio vitale” (inspirazione) con il quale “dio” riordina il “pensabile” della natura (futuro) per testimoniarlo nel nuovo “pensato” (passato).
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“Dio” dell’Energia per testimoniarsi esprime il “respiro cosmico”, lo stato puro di due eventi opposti e complementari, costituenti un’unica inscindibile unità: l’evento entropico e l’evento sintropico.
L’entropia è la “vita” di “dio” che non è tale se non è finalizzata alla testimonianza dalla sintropia attraverso la “morte” rigeneratrice. L’interazione tra “vita” e “morte” in dio rappresenta lo spaziotempo dell’“amore assoluto” della testimonianza fisica, posta a fondamenta dell’universo.
L’entropia di “dio” manifesta la primigenia del principio di causalità.
La sintropia di “dio” manifesta la primigenia del principio di finalità.
Con l’interazione tra il principio di causalità e di finalità si manifesta il primigenio Primo Principio universale della rappresentazione fisica: il Principio di Simmetria degli Eventi
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Con questo principio le stesse “particelle” emanano la simmetria degli eventi elettromagnetici che configurano il livello fisico, chimico e biologico, cioè tutto il “pensabile” invisibile e visibile della natura.
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Per l’uguaglianza Energia = Pensiero, come il “dio” dell’Energia, anche l’uomo o Dio del Pensiero, attraverso la sua coscienza, come il “dio” dell’Energia disordina nel futuro il “pensato” nel “pensabile” e ordina nel passato il “pensabile” nel nuovo “pensato”. Così lievitano la scienza, la conoscenza e la cultura.
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Sino ad ora la scienza fisica ha costruito eventi con leggi causali riferite alla metà dell’universo conoscitivo, quello entropico che volge al futuro; essa, con le esperienze, studia il passato dello stesso futuro, senza prevedere l’ammissibilità dell’evento.
Il “dio” dell’Energia ci dimostra che l’ammissibilità di ogni evento può essere prevista studiando il suo ritorno al passato posto nel futuro; quindi, per la conoscenza completa del nostro universo e della nostra stessa vita funzionale, etica ed estetica libera e creatrice è necessario formulare leggi finalizzate alla testimonianza riferite anche all’altra metà dell’universo conoscitivo, quello finalistico o sintropico che volge al passato posto nel futuro. Con tale universo, essendo speculare al primo, si studia il futuro che ritorna al passato di ogni evento fisico/chimico e biologico e l’ammissibilità degli eventi entropici/sintropici prodotti dall’uomo.
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Ciò che si credeva fosse l’espressione della vita, lo spaziotempo divergente dall’origine, in verità è l’espressione della morte; ciò che si credeva fosse l’espressione della morte, lo spaziotempo convergente all’origine, in verità è l’espressione della vita.
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Considerando, infatti, le interazioni entropica e sintropica di “dio”, la vita porta alla morte e la morte alla vita, ci si accorge che il nostro futuro già si conosce, perché è semplicemente il nostro passato in sintonia con lo spaziotempo sempre-presente della coscienza umana che ci fa vivere il passato secondo le aspirazioni future e il futuro secondo i ricordi del passato. Anche la coscienza umana, quindi, obbedisce al Principio di Simmetria degli Eventi, al Principio dell’“Amore” che riequilibra la testimonianza di ogni nostro pensiero.
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La rappresentazione di “dio” dell’Energia ci dimostra che il futuro, apparentemente non indagabile, ha la sua origine nel passato e che il passato ha la sua origine nel futuro; quindi, il futuro, poiché passato, si conosce sotto tutti i suoi aspetti. È il sempre-presente intellettuale, che l’uomo vive in modo pratico quando il suo passato è la certezza del suo futuro. Il futuro imperscrutabile non esiste, soprattutto quando ogni uomo, agendo secondo quell’“amare pensando”, pensa ai suoi fratelli e di riflesso pensa a se stesso.
Con il Principio di Simmetria degli Eventi, “dio” ci invita alla ragionevolezza cioè ad essere riflessivi su ogni argomento precisando i presupposti opponibili o simmetrici che lo definiscono.
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Il Principio di Conservazione dell’Energia
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La seconda considerazione che emerge dalla rappresentazione di “dio”, riferita alla continua nascita e morte rigeneratrice, è la conservazione della sua energia. “Dio” per conservare il suo equilibrio energetico (nel nostro caso positivo quando espande il futuro e negativo quando contrae il passato) assume valori opposti: perciò le rappresentazioni della natura sono energeticamente equilibrate.
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Da cosa scaturiscono l’inversione spaziotemporale di “dio” e il suo equilibrio energetico conservativo? Dall’origine posta nel passato dello spaziotempo, l’Energiaspaziotempo di “dio” diverge, espandendo la “bolla” del vuoto assoluto la quale, raggiunta la massima espansione (orizzonte dell’evento), si contrae, permettendo alla stessa di convergere verso la nuova origine rigeneratrice, posta nel futuro dello spaziotempo.
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“Dio”, tra le incommensurabili origini rigeneratrici, manifesta il “respiro cosmico”: all’istante di “espirazione” (parte divergente), segue l’istante di “inspirazione” (parte convergente). La “vita” di “dio”, quindi, si riscontra nelle parti convergenti che, susseguenti ed equilibratrici delle parti divergenti, lo trascinano e le finalizzano alla testimonianza (rigenerazione all’origine), cioè alla conservazione dell’Energiaspaziotempo.
“Dio” dell’Energia, con il Primo principio manifesta anche il Secondo Principio universale della libera rappresentazione fisica: Principio di Conservazione dell’Energia.
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Con questo principio le stesse “particelle” modellano con la rappresentazione simmetrica degli eventi elettromagnetici tutto l’invisibile e il visibile della natura. La conservazione polare dell’Energia (“dio”) si aggiunge alla conservazione orbitale (atomo →universo) e alla conservazione biologica (esseri viventi).
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Anche questo secondo principio, insito nel primo, è apparentemente facile da comprendere, ma è di difficile applicazione quando sono le rappresentazioni della mente di chi è illuso dalla cultura spazializzata a dover essere “pensierosamente” equilibrate. La sua corretta applicazione tecnologica e legislativa progetta il Divenire dell’uomo. Lo studio dettagliato di questo principio legittimerà, dopo la loro razionalizzazione sinergica, quelle che ora sono impropriamente definite “scienze economiche e politiche”.
Con il Principio di Conservazione dell’Energia “dio” ci invita alla seguente riflessione:
La ricchezza eccessiva sottratta ai nostri fratelli, e quindi alla natura, non dona vita, ma è la vita lasciata alla natura per i nostri fratelli che dona ricchezza a tutti noi.
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Il Principio di Minima Azione
La terza considerazione che emerge dall’architettura spaziotemporale di “dio”, riferita alla sua istantanea espansione e contrazione, riguarda la ridottissima distanza tra le due origini; è questa distanza a misurare l’istante. Poiché l’istante è compreso tra l’origine diffusore e quell’attrattore, in natura l’azione spaziotemporale necessaria per il mutamento e il cambiamento rappresentativo è la più piccola possibile.
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“Dio” dell’Energia manifesta l’istante tra le incommensurabili origini rigeneratrici; esso non è un punto, né un numero, né un segmento di linea retta, ma è un limitatamente piccolo volume “pulsante” compreso tra l’origine generatrice espandente e quella contraente di “dio”. Nel primo principio “dio” manifesta anche il Terzo Principio universale della libera rappresentazione fisica: Principio di Minima Azione.
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Con questo principio le stesse “particelle” modellano la rappresentazione polare degli eventi elettromagnetici, chimici e biologici che configurano tutto l’invisibile e il visibile della natura, utilizzando il più piccolo volume spaziotemporale possibile (minima azione → minimo volume).
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Questo terzo principio, insito nel secondo e nel primo, fa notare, come già asserito, che in natura l’azione necessaria per il cambiamento è la più piccola possibile: lo spreco spaziotemporale è inammissibile.
È sufficiente considerare quanto una mutazione genetica causale, che avviene nel limitatamente piccolo, possa modificare, anche visivamente, il mediamente grande dell’organismo vivente.
Anche questo terzo principio, come il secondo, è apparentemente facile da comprendere ma, per chi è illuso dalla cultura spazializzata, è difficile da applicare all’azione legislativa; tale azione rivolta ad agevolare il mutamento naturale della società, deve essere sintetica e sinergica, finalizzata alla vita dell’Essere figlio di “dio” e non al semplice Divenire.
La qualità dell’azione sintetica e sinergica dei sistemi produttivi, distributivi e della gestione politica delle risorse porterà alla nascita de Lo Stato provvidente. Lo studio e l’approfondimento dei tre principi universali della libera rappresentazione fisica caratterizzeranno la seconda fase della ricerca.
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Questo terzo principio certifica l’importanza della “suprema ricerca” dell’arte, che con la via sintetica della rappresentazione ha completato La Conoscenza Generale della Natura e, in modo sinergico, ha già unificato le cinque vie della conoscenza (arte, fisica, filosofia, teologia e architettura): un passo gigantesco per diffondere tra i giovani con la “lieta scienza” la “Gaia Cultura” e per invertire il destino di una Nazione che attraverso questo principio garantirà ai suoi cittadini la certezza dell’avvenire.
Con il Principio di Minima azione “dio” ci invita alla seguente riflessione: il minimo e il massimo di ogni giudizio sono contenuti nella misericordia.
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I Principi rappresentativi della libertà increata di “dio” “edificano” la natura visibile e invisibile, dall’atomo all’intero universo; essi regolano l’“attività di architetto e di cantiere”, l’unione tra “particelle” elementari, tra i “mattoni” protone, neutrone ed elettone e i “collanti” dinamici di interazioni energetiche nucleari, atomiche, elettriche, magnetiche e gravitazionali. Così è facile comprendere come “dio”, con il sacrificio di se stesso, configura insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine dall’atomo a noi stessi; è facile comprendere il “gioco” divino, libero, bello e spensierato che rappresenta l’impensabile visibile nella natura e che nessuna mente, in grado di intendere e di volere, avrebbe potuto immaginare e prevedere.
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L’uomo, conosciuti i Principi universali della libera rappresentazione fisica che muovono i “cantieri” di “dio” visibili e invisibili, li converte in Principi della libertà espressiva dell’uomo insiti nella “filosofia” di dio cioè in quell’«amare pensando» che estende dialetticamente, con la reale, libera e spensierata creatività umana, la bellezza dell’apparente natura visibile.
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I Principi della libertà espressiva dell’uomo.
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I Principi della libertà rappresentativa di “dio” scaturiscono dalla sua stessa rappresentazione; da esso, fonte originaria di ogni conoscenza anche figurativa scaturiscono i segni estetici che rappresentano la seducente bellezza che è alla base dell’armonia estetica della natura e del mondo che vorremmo vedere; ma per realizzare questo mondo deve necessariamente diffondersi anche l’armonia etica, opposta e complementare a quell’estetica, che ci pone in relazione con la natura, con i nostri fratelli e con Lo Stato.
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Se per l’armonia estetica, riguardante l’esteriorità visibile libera e bella che va dal particolare naturale, artistico e dell’architettura urbana si possono direttamente applicare i segni estetici ricavati dalla scomposizione di “dio”, per l’armonia etica riguardante il rapporto dell’uomo con la natura, con i suoi fratelli, con la comunità civile e religiosa e con l’organizzazione del “Lo Stato provvidente”, i Principi della libertà rappresentativa di “dio” devono essere convertiti e tradotti in Principi della libertà espressiva dell’uomo.
Con tali principi insiti in quell’«amare pensando» che rappresenta il “Creato”, l’uomo converte l’apparente “sogno” del padre premuroso donato al figlio in reale Paradiso e accresce la sua naturale espressività che avrà la caratteristica dell’innata saggezza.
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- Primo Principio della libertà espressiva
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Se il primo principio della libera rappresentazione fisica di “dio” è il Principio di Simmetria degli Eventi, si evince che il Primo Principio della libertà espressiva dell’uomo è:
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Il Primo Principio espressivo ha origine dall’interazione tra opposti polari fisici di Eventi simmetrici: spaziotempo futuro e passato, che nelle “particelle” elementari testimonia il sempre-presente; senza la loro interazione complementare non esisterebbe l’increato “dio” dell’Energia, ma esisterebbe soltanto il Nulla.
La polarità assoluta di “dio” (futuro + / - passato) diviene polarità relativa tra campi elettromagnetici + / - di “particelle” che configurano dall’atomo all’intero universo) e polarità inerziale relativa a sostanze, generi e mutamenti, ciò implica l’interazione di EVENTI simmetrici opposti tali che ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dall’evento contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, la sua complementarietà perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa.
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Dall’interazione complementare tra opposti polari spaziotempo futuro e spaziotempo passato nasce il sempre-presente “dio”.
Dall’interazione complementare tra eventi entropici causali e sintropici finalizzati alla testimonianza scaturisce la diversità della natura fisica e vivente dalla quale viene alla luce l’uomo.
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L’increato “dio” con la sua Energia rappresenta e l’uomo con il suo Pensiero esprime.
L’uomo con “dio” non ha nessuna interazione polare opposta complementare diretta di tipo fisico, da ciò scaturisce il suo libero arbitrio; nonostante tra “dio” e l’uomo non esista la polarità fisica diretta, la loro complementarietà esiste nell’intelletto umano, tra l’increata coscienza e la creativa ragione.
L’uomo che, intrapreso la via della conoscenza, ha scoperto il “dio” dell’Energia e rivelato il Dio del Pensiero, può desiderare e decidere di testimoniare liberamente e convenientemente “dio” e la sua azione generatrice in quanto non può esistere un universo e un “Paradiso” come quello terrestre più bello e libero del suo.
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Accertata la coincidenza rappresentativa tra l’increato Dio del Pensiero (coscienza umana) e l’increato “dio” dell’Energia (“coscienza fisica”); non essendo ammissibile la complementarietà fisica tra l’uomo e “dio” è ammissibile la complementarietà intellettuale perché l'uomo non può esistere senza “dio” e viceversa.
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Dalla complementarietà fisica degli opposti si desume che soltanto dall’incommensurabile e abbondante causalità increata di “dio” senza fini, in un pianeta come la Terra, può nascere la singolare finalità creativa della mente umana; perciò, l’uomo per complementarietà intellettuale con “dio”, deve esprimere alla luce dell’immensamente grande l’amore incommensurabile posto nel buio del limitatamente piccolo.
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“Dio” testimonia la sua universalità nei particolari fisici e viventi senza un fine e senza uno scopo?
L’uomo, per complementarietà intellettuale con “dio”, deve determinarsi al fine unico di testimoniare l’universale (“dio”) attraverso i particolari delle sue creazioni.
“Dio” è l’unità della sua incommensurabile e armoniosa moltitudine fisica e vivente?
L’uomo, per complementarietà intellettuale con “dio”, deve perseguire l’unità armoniosa della sua moltitudine attraverso l’autentico sentimento religioso: l’Amore che unisce tutti.
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In sintesi il Principio espressivo di Complementarietà degli Opposti, traduzione letterale del Principio rappresentativo di Simmetria degli Eventi, è fonte di ispirazione creativa se riferita a tutti i livelli fisici (interazioni positive e negative), chimici (sostanze acide e basiche), biologici (ormoni maschili e femminili) e intellettivi (etica ed estetica); è il Principio dell’equilibrio dinamico e della ragionevolezza dialettica, che interessa tutta la nostra creatività, ogni nostra azione, con particolare riguardo al nostro pensiero politico.
L’uomo ragionevole individua gli argomenti complementari e opposti di una conoscenza e, verificandoli a livello fisico, riscontra il loro equilibrio dinamico.
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- Secondo Principio della libertà espressiva
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Se il Secondo Principio della libera rappresentazione fisica di “dio” è il Principio di Conservazione dell’Energia, si evince che il Secondo Principio espressivo dell’uomo è:
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Il Secondo Principio della libertà espressiva ha la sua genesi nell’ordine fisico che segue il caos primordiale dopo la rigenerazione nell’origine dell’universo delle “particelle” elementari.
Le “particelle” che testimoniano il “dio” dell’Energia riscontrano il loro equilibrio dinamico relativizzando lo spaziotempo sempre-presente polare che le rappresenta su orbite dove il prima e il dopo non hanno senso.
Così le “particelle” elementari rappresentano lo spaziotempo sempre-presente orbitale configurato dagli atomi, elementi base di tutto l’universo fisico e della natura vivente.
Su un sistema inerziale sottoposto a un flusso di energia costante come la Terra, gli atomi interagiscono tra loro e, attraverso interazioni elettroniche, concretizzano la chimica inorganica, quella organica e la biologia degli esseri viventi vegetali e animali, che si testimoniano con i cicli vitali del sempre-presente biologico tant’è che non ha senso chiedersi se è nato prima il padre o il figlio, la pianta o il seme. Tutti gli esseri viventi relativizzano il loro spaziotempo riferendolo all’ambiente in cui vivono e, divenendo, si evolvono acquisendo mutazioni genetiche, che decretano vantaggi o svantaggi rispetto all’ambiente stesso, molto selettivo così:
Il reale invisibile della fisica si relativizza per divenire apparente nella natura visibile
La forma invisibile dell’arte si relativizza per divenire configurazione negli “oggetti” naturali
L’universale invisibile della filosofia si relativizza per divenire particolare visibile.
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L’increato “dio” dell’Energia, configurando l’encefalo plastico dell’uomo sede dell’intelletto, si converte per divenire increato Dio del Pensiero già Dio della Fede testimoniato da ogni coscienza umana.
Il Principio del Divenire decreta l’ammissibilità delle configurazioni della natura fisica e vivente e dei prodotti della mente umana che, per essere liberi, non possono essere creati senza l’amore di “dio” che unifica la quantità spaziale dell’esistenza con la qualità temporale della testimonianza:
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L’uomo, come increato immanente di “dio”, rispetta il divenire fisico, infatti, esprime l’energia delle sue funzioni vitali nell’ambiente, si rappresenta quantitativamente nello spazio e si testimonia con la qualità del tempo riproduttivo (sempre-presente biologico).
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L’uomo, come creatore, in ogni prodotto creativo deve esprimere la quantità dello spazio modellato dalla qualità del tempo sempre-presente, ossia deve relativizzare il suo prodotto creativo, rendendolo ecologico e armonioso con la natura; diversamente, non può testimoniarsi, poiché diventa vittima delle sue stesse creazioni. Le creazioni intellettuali che aiutano il divenire dell’uomo, come le tecnologie per la produzione energetica e per il benessere in genere, devono relativizzare i loro sistemi affinché le sostanze secondarie prodotte rientrino nei cicli naturali entropici/sintropici della rigenerazione.
Tutte le creazioni intellettuali riferite all’ambiente devono testimoniare la mente ecologica, che agisce con sentimento rispettando la natura e tutti gli esseri viventi.
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In sintesi il Principio del Divenire ci fa comprendere che le nostre creazioni, da molto tempo, sono asservite al principio causa/effetto. Questo principio non rispettando la natura, offre vantaggi apparenti solo momentanei che, addirittura, a lungo andare si ritorcono contro l’uomo.
L’uomo continua a consumare le risorse del pianeta avendo sviluppato soltanto la parte entropica della conoscenza tecnica, per questo la natura ha iniziato a ribellarsi. L’uomo, se nelle sue creazioni non rappresenta ed esprime lo spaziotempo della testimonianza ciclica e se non sviluppa la parte sintropica della conoscenza tecnica, segna anzitempo la fine della sua esistenza.
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- Terzo Principio della libertà espressiva
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Se il Terzo Principio della libera rappresentazione fisica di “dio” è il Principio di Minima Azione, “dio” stesso il massimo che è nel minimo ci invita a profonde riflessioni per ottenere con la minima azione il massimo.
Si evince cosi che il Terzo Principio della libertà espressiva dell’uomo è:
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Chi esprime la vita dell’Essere figlio di “dio” misericordiosamente grande, esprime la “filosofia” della vita in cui l’azione amare anticipa il più piccolo pensiero, armonizza il Sentimento Religioso dell’Amore universale che tutti unisce e realizza Lo Stato provvidente quale Sommo Bene.
L’uomo per replicare nell’immensamente grande il “pensiero” di “dio”, quell’«amare pensando» così limitatamente piccolo ma grande quanto l’universo, conosce ogni verità:
- conosce il percorso millenario rappresentativo dell’amore tracciato dalle cinque determinazioni dall’arte che, unificando tutte le vie della Conoscenza, ricongiunge l’uomo a “dio”;
- conosce il percorso della trascendenza culturale insito in questa Dottrina con il quale l’uomo scopre il suo Paradiso e il Sommo Bene da realizzare;
- conosce le verità assolute “consigliate” da suo padre per condurre la vita felice dell’ Essere figlio di dio insieme ai propri fratelli.
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Se l’uomo conosce suo padre e sa “interrogarlo”, annichilisce tutti i mali nati per averlo ignorato, recupera la provvidente natura ed esprimendo la vita dell’Essere figlio di “dio” misericordioso risorge a Nuova Vita.
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L’uomo, che ha tradotto in tutte le sfumature espressive, in parola e verbo, lo spaziotempo assoluto di “dio” rende sinergiche tutte le attività private e istituzionali sino a realizzare, integrato nella natura provvidente, nel“sogno” del Padre, il suo sogno che rende reale il primo: Lo Stato provvidente.
Dopo la “fatica” della riconversione religiosa, culturale e politica, dopo aver iniziato a recuperare la provvidenza della natura e sviluppato l’organicità anche legislativa del Lo Stato Provvidente, l’uomo, ottenendo al pari di “dio” il massimo con il minimo, vive l’esperienza dell’Essere figlio di dio e converte l’Inferno in cui è precipitato in Paradiso.
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Essere figlio di “dio” significa anche “badare” al padre cieco, sordo e muto, al suo Paradiso e meravigliarsi per ciò che ha “Creato”; significa dialogare incessantemente con la coscienza la quale con la sua rivelazione ci ha ridato i veri sensi che dio non ha: nuovi occhi per guardare, sicure orecchie per udire e una soave bocca per parlare.
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È evidente, soltanto conoscendo “dio”, la sua filosofia, i suoi Principi, si può esprimere e portare a compimento il suo puro atto d’amore e vivere felici in uno Stato provvidente, mentre non si può fare altrettanto con codici e dogmi decretati dalla nostra ignoranza.
Si riuscirà mai a concepire un’Energia o uno spaziotempo alternativo a quello naturale?
Si riuscirà mai a concepire un altro “dio” dall’amore perfetto e libero, pari a quello già esistente?
La risposta è: no!
Si è provato a rappresentare uno spazio senza tempo e a ipotizzare un “Dio trascendente” nelle varie fedi religiose; il risultato ottenuto è stato la crescita smisurata della Croce della sofferenza che sarà annichilita perché l’uomo ha colmato di saggezza la sua ignoranza: ora vede suo padre, lo ascolta, segue i suoi consigli e ne parla incessantemente.
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In sintesi condurre la vita dell’Essere figlio di “dio” significa imitare l’esperienza del padre cioè perseguire l’unità della propria moltitudine per essere finalmente liberi e felici di gioire la bellezza del “Creato”; significa rallentare la convulsa vita profusa dall’egoismo speculativo dell’uomo sul proprio fratello già ridotto a giovenca magra munta ai limiti della sopravvivenza; qualificare le tecnologie della comunicazione, ridurre le malattie dello stress e sperimentare, senza privazioni, la vita mistica.
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I principi della libertà espressiva dell’uomo mettono in luce l’ignoranza, la meschinità e l’egoismo umano che non ha riconosciuto il sogno di “dio” padre, il Paradiso terrestre in cui si può vivere senza frenesia; non ha riconosciuto la natura provvidente donatagli da suo padre da preservare e conservare per i propri figli con un lieto e seducente impegno lavorativo; non ha saputo meditare, godere l’armonia e la bellezza del suo “Creato”; non ha saputo illuminarsi di immenso e vivere di Amore e per il Sommo Bene.
Si! Vivere di Amore universale e per il Sommo Bene, per Lo Stato provvidente, è il traguardo dell’uomo razionale che fa propri i principi della libertà rappresentativa di “dio” e i principi della libertà espressiva umana, e mette in pratica “la filosofia della natura”, quell’«amare pensando» in cui è l’amore libero e altruista ad anticipare ogni sua minima azione e ogni suo minimo pensiero.
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Il Sommo Bene: Lo Stato provvidente
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Si conosce “dio”, che con il sacrificio di se stesso diventa il “mattone dinamico” dell’universo, si conosce la sua complementarietà intellettuale con l’uomo (“dio” rappresenta e l’uomo esprime), la sua allegra e spensierata “filosofia” («amare pensando») che caratterizza la sua azione rappresentativa e identifica il “nuovo” sentimento religioso non contemplativo né idolatrico: l’Amore universale.
Si conoscono i Principi universali della libertà rappresentativa che regolano la sua azione; si conosce il suo “strumento” di misura: l’incommensurabile amore con il quale rappresenta, senza fine, tutto l’universo.
Si conosce finalmente tutto di “dio”, eppure l’uomo ancora ignora cosa ha realmente ereditato dal padre.
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Tutti gli uomini hanno ereditato dal padre il Paradiso terrestre e con il Paradiso tutte le necessità per vivere e tutto l’amore incommensurabile per convivere; tuttavia, all’inizio del terzo millennio, per ignoranza si assiste ancora a continui litigi efferati tra fratelli e a crescenti bramosie verso la natura che sta perdendo la sua provvidenza. L’uomo per uscire dall’inferno in cui è precipitato e per trascendere la propria condizione del semplice Divenire, deve convenientemente accettare l’inespressa “volontà testamentaria” del padre rappresentata dalla natura provvidente:
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L’uomo dopo aver individuato nell’Amore universale il “nuovo” sentimento religioso finalizza la sua azione.
Il “dio” dell’Energia ha rappresentato con la sua armoniosa moltitudine la natura provvidente ereditata dall’uomo; ebbene l’uomo deve, con la sua armoniosa moltitudine, amare la natura provvidente ereditata, preservarla e dare continuità all’Amore universale integrando alla stessa natura provvidente il suo sogno da consegnare ai propri figli: Lo Stato Provvidente quale Sommo Bene da realizzare, presupposto inalienabile per vivere in modo pratico l’ascesi dell’Essere figlio di “dio” spensierato e libero tra i propri fratelli.
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Lo Stato provvidente è il presupposto inalienabile per esprimere la vita dell’Essere figlio di “dio”, è il Sommo bene che investe ogni singolo uomo, scaturito dall’amore creativo libero e altruista della moltitudine dei suoi cittadini, i quali con la scolarizzazione hanno raggiunto la piena consapevolezza di agire correttamente prima ancora di pensare.
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In natura ogni specie inferiore contribuisce alla provvidenza della specie superiore, sacrificando una parte di se stessa. Per l’uomo razionale, che non deve sacrificare la sua esistenza, è sufficiente una piccola parte del suo dignitoso lavoro giornaliero per alimentare la provvidenza dello Stato.
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Il Sommo Bene è Lo Stato da concepirsi armonioso come un organismo vivente, unificatore dell’amore verso tutti. Che lo Stato sia il Sommo Bene è nell’esperienza dell’uomo, per esso intere generazioni hanno donato la vita. Che lo Stato provvidente sia il presupposto della trascendenza intellettuale umana dipende dalla Cultura infusa dallo stesso Stato ai suoi cittadini in età adolescenziale.
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Punto di partenza per realizzare il Sommo Bene, Lo Stato provvidente e il suo Governo, è educare la ragione umana a diffondere la Cultura trascendentale o temporizzata la quale fa emergere da ogni coscienza non solo la peculiare libertà creativa del singolo individuo ma anche la complementare polarità dialettica tra etica/sociale ed estetica/liberale, indispensabile per governare con la Politica l’“amore” di “dio”.
Per costruire Lo Stato Provvidente e armonizzare tutte le coscienze al suo Governo, non basta quindi, aver rivelato dalla rappresentazione la “filosofia” di “dio”, i Principi rappresentativi ed espressivi e, dallo stesso “dio”, i segni estetici; cioè non basta dare certezza scientifica all’armonia estetica, traducendo in linguaggio lessicale ogni particolare visibile della bellezza della natura e della creatività umana; non basta dare certezza scientifica anche all’armonia etica, traducendo i Principi della libertà rappresentativa di “dio” in Principi espressivi dell’uomo. Non basta aver ereditato la natura provvidente.
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Per realizzare il Sommo Bene dello Stato Provvidente ed ereditare meritatamente il Paradiso del padre in cui esercitare la propria trascendenza intellettuale, occorre un sano Governo presieduto da chi fa interagire la componente dell’armonia etica con quella dell’armonia estetica già polarizzate dialetticamente in ogni coscienza; occorre culturalmente diffondere la consapevolezza che esiste, integrata alla “filosofia” di “dio”, l’armonia etica/estetica con la quale ogni uomo può dare il suo contributo legislativo allo Stato e di riflesso provvidentemente promuove la libera azione creativa dei propri fratelli.
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Lo Stato provvidente, che è giustizia e amore, si fonda sulla cultura trascendentale o temporizzata dei suoi cittadini scaturita dalla verità fisica, filosofica e teologica rappresentata direttamente da “dio” dell’Energia ed espressa dall’uomo reale del terzo millennio. Verità che unifica e armonizza le espressioni complementari della Politica insite nella coscienza umana, quella etica/sociale e quella estetica/liberale.
Lo Stato provvidente governato dal vero politico, socialista e liberista insieme, si fonda sul lavoro creativo dell’uomo reale: sapiente, giusto e sicuramente fortunato di vivere in un Paradiso tutto suo.
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In sintesi, soltanto la Sana Politica in grado di superare il relativismo intellettuale e le storiche divisioni può realizzare il progetto trascendentale ereditato dal padre: Lo Stato provvidente.
Lo Stato provvidente è il progetto dell’uomo reale del terzo millennio, giustiziere dei peccati che ostacolano la giustizia sociale, la dignità umana e la sua ascesi; questo progetto caratterizzerà la fase pratica della ricerca che coinvolgerà sinergicamente tutte le istituzioni e tutti gli ambiti del sapere.
Com’è facile immaginare, questa fase applicativa della ricerca non può svolgersi in solitudine.
L’applicazione vasta dei Principi universali della libertà rappresentativa di dio ed espressiva dell’uomo daranno sollievo economico a un popolo ridotto allo stremo, impegnerà molte risorse intellettuali provenienti dalle varie discipline scientifiche, le quali finalmente avranno l’opportunità di dare risposte certificate dallo stesso dio alla riforma politica ed economica della quale si ha estrema e urgente necessità.
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L’armonia etica/estetica in Politica.
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Osservando la rappresentazione di “dio”, si deduce la relazione polare esistente tra le due componenti etica ed estetica dell’uomo. Esiste infatti, una perfetta identità tra “coscienza fisica” e coscienza umana.
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Le due coscienze si esprimono attraverso la complementarietà interattiva degli opposti spaziotemporali, futuro/divergente e passato/convergente; in particolare la coscienza umana fa corrispondere allo spaziotempo futuro la componente del pensiero estetico/liberale fortemente individuale, fa corrispondere allo spaziotempo passato la componente del pensiero etico/sociale fortemente collettivo.
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In ogni epica coscienza umana, infatti, per il suo naturale equilibrio dinamico interagiscono due componenti ideologiche complementari e opposte, quella etica e quella estetica, che l’uomo ha irrazionalmente diviso.
Dal Principio fisico di Simmetria degli Eventi (1° principio universale), desunto dalla scoperta rappresentativa di “dio” e tradotto in termini umanistici nel Principio di Complementarietà degli Opposti, si evince che una sana mente politica si basa sull’interazione delle due ideologie complementari: l’ideologia liberista, concepita dalla componente estetica della coscienza (ENTROPIA del pensiero), incline a salvaguardare la libertà individuale, e l’ideologia socialista (SINTROPIA del pensiero), concepita dalla componente etica della coscienza incline a salvaguardare la collettività.
- Etica: azione consapevole dell’“energia” del Pensiero di ogni singola coscienza che si trasferisce all’uomo, all’intera umanità e a tutta la natura. L’etica è l’uso pratico della ragione ed ha il fine di stabilire l’accordo ultimo tra uomo e natura, tra l’uomo e i suoi simili.
- Estetica: azione consapevole dell’“energia” del Pensiero rivolta a soddisfare con la bellezza dell’amore la libertà creatrice di ogni singola coscienza. Essa si esprime attraverso le arti.
- Epica: azione consapevole dell’“energia” del Pensiero rivolta a soddisfare l’istinto eroico di ogni coscienza. Essa si esprime con le attività sportive singole o di gruppo, spesso anche nel mondo del lavoro e delle professioni, avendo come obiettivo un traguardo, e quindi una vittoria.
Le opposte ideologie complementari, ancora separate dall’irrazionalità umana, definiscono una sola inscindibile unità, inequivocabilmente rappresentata, espressa e testimoniata dall’universale della natura e della mente, dalla “coscienza fisica” e dalla coscienza umana, da “dio” e, finalmente, espressa anche dall’uomo.
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- L’ideologia liberista tende a diversificare, “disordinare” e disaggregare la collettività e privilegiando la creatività individuale, entropizza la società. Infatti, l’ideologia liberista trascura la componente etica ed esalta la componente estetica di ogni coscienza. Chi governa, per sua natura, è incline a favorire il libero pensiero creativo di ogni individuo. Per la coscienza estetica, ogni uomo ha uguale diritto a testimoniare il libero pensiero creativo. L’uomo con il libero pensiero creativo raggiunge traguardi utili a tutti. L’ideologia liberista è naturalmente incline a soddisfare il fine estetico della coscienza umana con il quale si testimonia l’amore libero e bello della natura che, però, non ha senso vivere in solitudine!
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- L’ideologia socialista tende a unificare, a ordinare e ad aggregare la creatività individuale e privilegiando la collettività, sintropizza l’individuo. Infatti, l’ideologia socialista trascura la componente estetica ed esalta la componente etica di ogni coscienza. Chi governa, per sua natura, è incline a favorire l’unità della moltitudine. Per la coscienza etica, tutti gli uomini hanno uguale diritto alla vita, alla salute, al lavoro, alla dimora, alla cultura. L’uomo è libero di testimoniare il suo pensiero creativo, se è soddisfatto nei suoi diritti. L’ideologia socialista, è naturalmente incline a soddisfare il fine etico della coscienza umana che concilia l’uomo con tutti i suoi simili, con la natura e con “dio”.
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Entrambe le ideologie se separate, non essendo polarizzate, con la pratica del governo creano dei paradossi legislativi che impoveriscono l’economia, la fierezza di una nazione e ledono la dignità del singolo uomo.
Se l’azione del governo liberista non è finalizzata anche alla produttività collettiva, genera entropia disgregante nella società; se invece l’azione del governo socialista non è finalizzata alla creatività individuale, genera sintropia alienante nel singolo uomo.
Se divise, entrambe le ideologie ledono i diritti umani. La storia lo ha dimostrato e ancora lo dimostra.
Non si possono demonizzare le due ideologie; entrambe sono fondamentali perché, per il Principio di complementarietà degli opposti, l’una esiste in funzione dell’altra, l’una integra l’altra. È necessario, perciò, superare i limiti della visione borghese del liberismo e proletaria del socialismo perché:
Senza liberismo, non c’è socialismo. Non c’è soluzione ai diritti naturali e acquisiti di tutti.
Senza socialismo, non c’è liberismo. Non c’è libertà se non sono soddisfati i diritti di tutti.
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Per il sano governo democratico, il socialismo si compie nel liberismo e il liberismo si compie nel socialismo.
Alla luce delle desunte e certificate considerazioni, l’uomo con l’apprendimento, sin dall’età scolare, deve conoscere, lievitare e applicare l’espressione unitaria delle opposte ideologie. In questo modo si concepisce la filosofia politica dell’equilibrio dinamico che anima la nuova scienza del governo, la Dialettica Politica che considera le due opposte ideologie complementari, permeanti l’una nell’altra, un’inscindibile unità.
La società ideale è socialista e liberista insieme; nel suo esercizio è socialista dall’alba sino a mezzogiorno, è liberista da mezzodì sino a sera.
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Nascerà Lo Stato provvidente quando nel parlamento siederà l’uomo reale, socialista e liberista insieme.
È giunta, quindi, l’ora di diffondere l’armonia etica ed estetica, fondendo insieme le due ideologie e facendo sorgere il socialismo liberale o il liberismo sociale, in grado di soddisfare l’azione legislativa dello Stato, il Divenire della vita e l’Essere figlio di “dio” di ogni cittadino. L’auspicabile svolta ideologica finalmente si rende reale; con “dio”, l’amico fedele, l’uomo comune e quello apparente si evolvono culturalmente nel Dio vivente incarnato nell’uomo reale, il quale darà inizio alla “rivoluzione” culturale e politica del terzo millennio, la rivoluzione della giustizia sociale, della libertà, della bellezza e dell’amore.
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L’uomo, da cittadino deve riappropriarsi del proprio destino, senza impegnare l’intelligenza a cercare strategie per continuare a vivere; da politico previdente deve decretare il fallimento del liberismo sfrenato (capitalismo), proponendosi alla guida de Lo Stato provvidente e delle sue istituzioni; da uomo reale deve legiferare per istituire il bene e prevenire il male secondo l’«amare pensando» che fonda l’universo. L’amore non ammette leggi e giudici perché il peccato del singolo è il peccato di tutti anche dei legislatori e dei giudicanti che non sanno istituire e prevenire.
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L’uomo reale del terzo millennio
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L’audace balzo verso la conversione culturale dell’umanità impegna ogni uomo ad annichilire i suoi e i peccati di tutti. Ogni uomo, indottrinando la ragione a “la filosofia della natura” attraverso la via sintetica della rappresentazione visiva di “dio” (CHI VEDE, CREDE), riscopre se stesso e sa di essere l’unico Dio vivente:
il creativo Dio della ragione ovvero l’Uomo reale del terzo millennio.
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Da uomo reale redime il peccato originale imposto dalla nascita della ragione visiva e inizia a riscattare i mali lievitati a dismisura dall’uomo apparente, mali che hanno fatto crescere, per ignoranza, la sofferenza.
Nella prima fase della sua conversione da uomo apparente a uomo reale, deve agire senza vergognarsi delle sue scelleratezze che imperversano il mondo. Egli, per salvare l’umanità, deve abbandonare l’ipocrisia dell’ombra e dirigersi verso la luce, verso “dio” che lo sostiene. La sua azione di nobile grandezza deve dissociarsi dalle perfidie e combattere con la verità filosofico/teologica l’orrido provocato dalla miopia intellettuale dell’uomo apparente; così la Giustizia vestirà i panni della misericordia e la natura recupererà la sua provvidenza. Come un raggio di sole, con umiltà l’uomo reale deve posarsi su tutto e senza sporcarsi dissolvere la miseria intellettuale, la vera povertà che imperversa nel mondo. Nella prima fase di riscatto l’uomo reale, tenendo presente i Principi fondanti la sua stessa natura, deve essere nella sua piccolezza misericordiosamente grande e puntare a realizzare il “progetto” ambizioso ereditato dal padre se desidera ardentemente risorgere a nuova vita: Lo Stato provvidente che identifica il Sommo Bene da perseguire.
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Come “dio” dell’Energia è l’unità dinamica, perfetta e armoniosa di tutta la moltitudine fisica e vivente, così l’uomo reale attraverso Lo Stato provvidente compie nell’amore l’unità della sua moltitudine; tale unità si fonda sull’azione diretta del lavoro aperto, dinamico e operoso secondo quell’«amare pensando» che ogni cittadino indirizza alla famiglia, alla comunità civile e religiosa e allo Stato provvidente, Sommo bene.
L’uomo reale quando avrà compiuto l’audace balzo, esprimendo come dio l’unità armoniosa della sua moltitudine e avrà realizzato il progetto ambizioso dello Stato provvidente, vivrà di Sommo Bene e nel suo Paradiso quello terrestre, rigenerando la natura provvidente, risorgerà finalmente a nuova vita.
Per l’uomo reale lo scopo collettivo della sua vita è fare proprio il “sogno” di “dio”, il Paradiso e preservarlo affinché l’umanità continui il suo “viaggio” nell’universo; mentre lo scopo individuale è rappresentare, esprimere, testimoniare in tutti i modi possibili l’universale (“dio”) nel particolare.
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L’uomo reale, anche politico previdente, rigenera le tre virtù teologali, la fede in ragione, la speranza in certezza e la carità in provvidenza; converte in dote i sette vizi capitali: la superbia in modestia, l’avarizia in beneficienza, la lussuria in agape, l’invidia in ammirazione, la gola in condivisione, l’ira in perdono e l’accidia in operosità. Attraverso queste conversioni l’uomo reale diffonde giustizia sociale e dignità a chi desidera ardentemente essere spensierato e libero tra i propri fratelli.
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Le peculiarità di “dio” e dell’uomo reale
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Con l’esperienza visiva dell’increato “dio” dell’Energia, che tutto configura, unifica e spiega, si conoscono le sue più rilevanti peculiarità che lo caratterizzano.
L’increato “dio” dell’Energia è:
- ogni “particella” elementare che antepone il futuro al passato;
- il «motore» dell’universo, perfetto in sé;
- lo spaziotempo assoluto in moto nel “buio” del limitatamente piccolo dell’universo.
- il sempre-presente rigenerativo increato della spensierata “mente fisica”;
- l’infinito rappresentato in modo finito, che è in Tutto, ma non coincide con il Tutto;
- il reale che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene apparente nella natura visibile;
- la forma che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene configurazione visibile;
- l’universale che con la sua armoniosa moltitudine si astrae e diviene particolare visibile;
- la “coscienza fisica” che diviene ”stato di non-coscienza” della natura: “Sogno” di “dio” o Paradiso;
- la fonte originaria di ogni inimmaginabile rappresentazione fisica e vivente;
- la “ragione oggettiva” priva di intenzionalità e volontà, libera di rappresentare l’impensabile;
- l’“amore assoluto” sufficiente a se stesso e diffuso in tutto l’universo;
- l’immanente increato che configura l’uomo: il trascendente e creativo Dio del Pensiero.
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Poiché esiste la perfetta complementarietà intellettuale tra l’uomo e “dio”, le peculiarità dell’increato “dio” dell’Energia verificano le peculiarità del creativo Dio del Pensiero o della Ragione testimoniato dalla vita operosa e intransigente dell’uomo reale del terzo millennio.
Il creativo Dio del Pensiero, l’uomo reale, è:
- l’uomo che antepone l’azione amare ad ogni pensiero;
- l’essere supremo dell’universo completo in sé perché osserva e conosce suo padre;
- la parola e il verbo di “dio” incarnato che si esprime nella luce dell’immensità dell’universo;
- la testimonianza dell’amore espresso dal creativo Pensiero della mente umana;
- il finito vivente che esprime l’infinito “amore” che configura il Tutto;
- l’uomo, che trascende il Divenire dell’uomo apparente per vivere l’Essere il figli di “dio”;
- la configurazione che esprime in tutti i modi possibili la bellezza della forma di “dio”;
- il particolare vivente che esprime in ogni sua creazione l’universale cioè “dio”;
- la coscienza universale consapevole di vivere nel dono di “dio” padre: nel Paradiso terrestre;
- la fonte espressiva originaria di ogni immaginabile e ammissibile espressione;
- la ragione soggettiva libera, capace di intendere e di volere il Sommo Bene: Lo Stato;
- l’amore sufficiente a se stesso e a Tutti perché esprime l’Amore universale;
- il trascendente creativo che estende l’opera libera e bella dell’immanente “dio” dell’Energia.
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I grandi temi filosofici.
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La conoscenza dettagliata delle più rilevanti peculiarità dell’increato “dio” dell’Energia dà definitiva soluzione ai seguenti grandi temi filosofici:
- Immanenza e trascendenza
- Contingenza e determinazione
- Bene e male
- Libero arbitrio e ascesi mistica
- “Intelletto universale”, “materia”, vita e anima
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Temi filosofici tutti concordanti con la seguente verità teologica: “Dio” dell’Energia così limitatamente piccolo, è la perfetta realtà di ogni possibile apparenza visibile, è l’UNO Universale che insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine configura TUTTI i Particolari.
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- L’Immanenza e la trascendenza
L’increato “dio” dell’Energia è immanente e l’uomo, il creativo Dio del Pensiero è trascendente.
Dio dell’Energia è perfetto in sé ed essendo, per la sua perfezione, privo di volontà è immanente e libero; così, condividendo se stesso con la sua incommensurabile e armoniosa moltitudine, diviene senza volontà “spensieratamente” in tutti i particolari visibili e invisibili dell’universo.
Il termine immanenza escludente la volontà, riferendosi a “ciò che è dentro”, esprime il concetto inverso a quello di trascendenza; l’immanenza divina è disciplinata dai Principi universali della libera rappresentazione e include l’interazione causale/finalistica dell’esistenza di dio.
L’immanenza è integrata a “dio”, anzi lo rappresenta, e non ha un'esistenza esterna, separata; ma ciò che è dentro è anche fuori; così, l’immanenza di “dio” esternando i Principi della libera rappresentazione fisica condivisi con la sua armoniosa e incommensurabile moltitudine giunge a configurare la natura provvidente.
L’uomo di immanente ha in sé l’increato “dio” dell’Energia che lo configura e l’increato Dio del Pensiero testimoniato dalla coscienza umana, nata a immagine e somiglianza di “dio”. La coscienza essendo increata cioè natura, è immanente verso la creativa ragione, la quale può rappresentare ed esprimere all’esterno di sé l’amore che la stessa coscienza e lo stesso “dio” testimoniano e rappresentano.
Il termine trascendenza, includente la volontà, riferendosi “a ciò che è fuori”, esprime il concetto inverso a quello di immanenza. La trascendenza è l’esperienza culturale sensibile di chi sperimenta la vita dell’Essere figlio di “dio”, rendendo reale l’apparente “sogno” del padre donato al figlio: il Paradiso terrestre.
L’uomo quando con la rappresentazione indottrina la ragione alla vita dell’Essere figlio di “dio”, supera l’esperienza sensibile del suo semplice Divenire ed è libero, come è il padre nella sua moltitudine.
Soltanto l’uomo può trascendere la condizione del Divenire, quando osserva la natura visibile e in essa riconosce il “sogno” di “dio” padre: il vero Paradiso terrestre.
I due termini, “immanente e trascendente”, segnano il percorso dell’amore: quello immanente in andata, dell’increato “dio” dell’Energia che senza volontà, libero di rappresentare l’impensabile moltitudine delle specie, giunge a configurare l’uomo; quello trascendente di ritorno, con il quale l’uomo, avendo rivelato l’increato Dio del Pensiero della sua coscienza, volontariamente ritorna a ricongiungersi a “dio”, suo padre.
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- La Contingenza e la determinazione
L’increato “dio” dell’Energia, perfetto in sé, include la contingenza come atto di possibilità e la determinazione come atto di accettazione, cioè include la causalità (il pensabile) e la finalità (il pensato) come atto di potenza e di libertà assoluta escludente la volontà.
Ciò conferma che tutte le configurazioni di “dio”, visibili e invisibili, scaturiscono dalla causalità finalizzata alla testimonianza assoluta rigenerativa di se stesso, che con la sua incommensurabile moltitudine diviene testimonianza relativa, intorno ai centri orbitali (atomi, molecole e biomolecole, sistemi planetari, galassie), e testimonianza riproduttiva, degli esseri viventi vegetali e animali.
È con la contingenza e la determinazione che “dio”, libero e privo di volontà, giunge a configurare l’uomo.
Anche la natura visibile include la contingenza come atto di imprevedibilità e la determinazione come atto di soluzione, osservabili ad esempio in una calamità naturale; ogni qual volta che la natura, in perenne mutamento, subisce uno squilibrio, cerca di riequilibrarsi con una imprevedibile soluzione, che esclude l’atto di volontà. Se l’uomo, il creativo Dio del Pensiero, considera la contingenza come atto di previsione e la determinazione come atto di decisione e volontà, può prevedere qualsiasi evento naturale, determinandone la soluzione; viceversa, per l’uomo egoista e ignorante, la contingenza diventa imprevedibilità, e la sua determinazione pura ostilità.
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- Il Bene e il male
In natura il bene e il male non appartengono alla stessa categoria e non possono considerarsi complementari opponibili.
L’unità degli opposti, infatti, è contemplata nei Principi della rappresentazione fisica di “dio”, che rappresentano l’armonia della testimonianza: l’“amore fisico”.
“Dio” è “amore”, quindi è l’unità di tutti i contrari compresi nella categoria rappresentativa dalla quale scaturisce soltanto il bene.
Il bene è testimoniato da “dio” e dalla sua natura e appartiene alla categoria rappresentativa, mentre il male appartiene alla categoria espressiva, manifesta dall’uomo quando ignora e non esprime “dio”.
Il male o “demonio” è frutto dell’ignoranza umana, della disobbedienza al bene.
Se l’uomo conosce l’increato “dio” dell’Energia esprime soltanto il bene, e il male svanisce.
Il bene e il male, quindi, appartengono a categorie diverse, e non possono considerarsi contrari opponibili.
Soltanto dall’interazione complementare di due opposti appartenenti alla medesima categoria scaturisce l’equilibrio dinamico dell’armonia rappresentata da “dio”, ed esprimibile dall’uomo.
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- La Volontà, il libero arbitrio e l’ascesi mistica
L’uomo con il suo intelletto non è una parte di “dio”, poiché è “dio” che lo configura nelle sue parti; quindi è libero da “dio”, ma non da se stesso, se non raggiunge con volontà la sua perfezione.
Il “dio” dell’Energia, fonte esauriente di ogni nostro pensiero, insegna anche come essere spensieratamente liberi nella moltitudine dei nostri fratelli; esso, rigenerandosi nelle incommensurabili origini, antepone lo spaziotempo futuro a quello passato, il “pensabile” al “pensato”, l’azione al pensiero, quindi non pensa.
L’azione di “dio” è “cieco amore” privo di volontà, perciò è in potenza libero di rappresentare tutti i particolari dell’universo fisico e vivente, inimmaginabili da chi è in grado di intendere e di volere.
L’uomo è in grado di scegliere e di attuare una preferenza, l’increato “dio” dell’Energia, invece, non fa preferenze; ciò gli ha consentito di configurare la molteplice ricchezza dei variegati esseri viventi vegetali e animali conosciuti, testimoniati liberamente in totale assenza di volontà che “dio” stesso ha donato all’uomo.
L’uomo è libero perché può scegliere tra le innumerevoli necessità che “dio” stesso gli ha donato; invece non è libero, ma schiavo di se stesso, se la sua scelta non è indirizzata al Sommo Bene.
La libertà dell’uomo, paradossalmente, non è nell’affannarsi per ottenere ciò che già “dio” gli ha donato, ma è nella scelta di indirizzare con volontà la sua azione alla costruzione del Sommo bene dell’Amore universale per essere, come “dio”, armoniosamente e spensieratamente libero nella sua moltitudine.
L’uomo per essere libero deve rispettare la ricchezza del lavoro gratuito prodotto dal giardino di “dio”, senza ideare attività parassite che impoveriscono la dignità e la ricchezza di chi lavora per preservarlo.
L’uomo che pensa con cupidigia a soddisfare le necessità della vita limita la sua libertà; è libero soltanto quando pensa a realizzare il Sommo Bene dell’Amore universale, come “dio” insegna.
L’uomo stolto non comprende che alle necessità della vita ha già “pensato” dio, e che nella natura provvidente ha rappresentato la sua parola: “Figli miei, non vi affannate per le necessità. A tutte le necessità ho pensato io; io vi ho donato il Paradiso, e non lo avete riconosciuto. Non siate litigiosi per egoismo, fate crescere nel paradiso ciò che per voi è più buono, e condividetelo con tutti i fratelli.
Fate invece ciò che io non posso fare, estendete la bellezza di ogni particolare del vostro paradiso e, amandovi l’un l’altro, realizzate il Sommo Bene per essere liberi nella moltitudine, come sono io”.
Si è liberi, spensierati e felici soltanto quando si è privi di volontà? O si è liberi, spensierati e felici anche quando, conoscendo “dio”, si esprime quell’«amare pensando» in cui l’azione anticipa ogni nostro pensiero?
L’umiltà assoluta dall’illimitata potenza di “dio” padre ha consentito all’uomo figlio una reale uguaglianza!
Se il “dio” dell’Energia, privo di volontà, ha liberamente rappresentato tutto il “pensabile” della natura, l’uomo, il Dio del Pensiero, godendo di tutte le necessità che “dio” gli ha donato, il “pensato” esistente nel Paradiso terrestre, ha tutte le condizioni per essere spensieratamente felice se con libero arbitrio sceglie di vivere la Vita dell’Essere figlio di “dio” preservando ed estendendo creativamente la bellezza e la provvidenza della natura.
Quando l’uomo al calar della sera visibilmente felice afferma: “Ho trascorso una giornata spensierata”, cioè priva di pensieri, non ha forse imitato “dio”?
L’uomo può scegliere liberamente se assecondare l’unica imposizione di “dio”, cioè amare abbondantemente per essere libero, spensierato e felice nella propria moltitudine come è “dio” nella sua, oppure seguire una propria via che non potrà mai eguagliare quella di “dio”.
Si può essere liberi, spensierati e felici nella propria moltitudine se si ama abbondantemente; questa è l’unica condicione che eleva l’uomo al di sopra del dovere. Ciò presuppone la piena consapevolezza da parte dell’uomo, che non ammette ignoranza, avendo raggiunto attraverso la conoscenza di “dio”, la massima razionalità. Conseguentemente l’uomo, illuminato dalla sua ragione, sperimenta e comprende pienamente la sua relazione con “dio”: lo incarna e gli dà voce e amando tutti e tutto, trascende l’apparente natura visibile che comprende come “sogno” del padre a lui donato e vive da essere supremo la realtà dell’amore che lo fonde con l’intero universo.
È l’ascesi mistica, dinamica e riflessiva, dell’amore ragionato e libero, bello e felice dell’uomo reale che si specchia in “dio”, nei particolari nella natura, e in tutti i suoi simili.
L’uomo diventa parte integrale dell’universo e, nello stesso momento, non dissimile dal Tutto.
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- L’“Intelletto universale”, la “materia”, la vita e l’“anima”
Se penso a Giordano Bruno, bruciato vivo per aver espresso dei concetti inerenti al titolo di questo paragrafo, dei brividi scorrono lungo la mia schiena.
“Dio” dell’Energia, anteponendo lo spaziotempo futuro a quello passato, il “pensabile” al “pensato”, è l’“intelletto universale” perfetto e libero, privo di volontà, che insieme alla sua incommensurabile e armoniosa moltitudine diviene in tutto il pensabile, “materia” visibile.
La “materia” visibile (inorganica, organica e vivente) ha in sé la “vita” eterna (come esistenza), cioè “dio”, l’“intelletto universale” che diviene “vita” relativa (come durata) in tutti i sistemi planetari, dall’atomo all’intero universo, e con riferimento all’ambiente selettivo, diviene vita biologica (come percorso), osservabile in tutti gli esseri viventi.
L’“intelletto universale”, “materia”, vita e anima, sono integrati; la “materia” include l’“intelletto universale” cioè “dio” dell’Energia, che a sua volta è la “vita” e l’“anima” dell’universo.
Sul concetto dell’immortalità dell’anima occorre fare definitiva chiarezza, se si desidera realizzare pienamente la propria esistenza.
La vita degli esseri viventi è armonia tra le parti biologiche; quando l’armonia di “dio” si rompe, alla vita biologica subentra la morte dell’individuo, alla vita relativa del suo corpo subentra il mutamento biofisico della “materia”, e soltanto la vita eterna dell’“intelletto universale”, di “dio”, contenuto in essa resta immutata.
Il «ritornare dal padre» può sembrare deludente, ma non è così come appare!
“Dio” dell’Energia con la sua azione rappresentativa “parla”:
Non vi affannate a vivere per avere come premio contemplativo me, e il mio paradiso.
Da padre premuroso non costringerei mai i miei figli alla sosta eterna a osservare me in un paradiso che non ho. Il paradiso lo avete voi! La vostra beatitudine si concreta rendendo immortale il percorso della vita nel vostro paradiso, attraverso i vostri figli, il vostro pensiero creativo e ogni vostra azione.
Dopo una vita beata, al passaggio del testimone della vita stessa, allo spegnersi della coscienza, in un eterno istante, mi vedrete perché sono io la coscienza.
Figli miei sono come voi mi avete pensato: un intenso bagliore di luce, libero ed eterno che voi, con la mia rivelazione, avete reso immensamente grande.
Chi deve essere eternamente grato, voi a me, o io a voi?
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Polarità e dialettica
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Complementarietà tra la polarità rappresentativa di “dio” e la dialettica espressiva dell’uomo.
Per il Principio dell’esatta conoscenza la sana dialettica espressa dall’uomo ha come riferimento la polarità rappresentativa di “dio” (spaziotempo assoluto o polare), fonte originaria di ogni conoscenza.
Come la polarità rappresentativa dell’increato “dio” dell’ENERGIA governa e configura tutto l’universo fisico e vivente, così il PENSIERO umano se riferito alla polarità rappresentativa di “dio” governa la dialettica espressiva ovvero l’arte di argomentare polarizzando concetti contrapposti.
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In che modo la polarità di “dio” diventa dialettica nell’uomo?
La polarità in natura è testimoniata dallo spaziotempo assoluto di “dio” (“particella” elementare) cioè dal rapporto di reciproca dipendenza di due eventi complementari contrapposti costituenti un’inscindibile Unità: spaziotempo divergente o entropico ( + ) e spaziotempo convergente o sintropico ( - ).
La polarità assoluta di “dio” (+ / -) diviene polarità relativa tra campi elettromagnetici + / - di “particelle” che configurano dall’atomo all’intero universo e polarità inerziale relativa a sostanze, generi e mutamenti, caratterizzanti la natura visibile, ciò implica l’interazione di EVENTI simmetrici opposti tali che ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dall’evento contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, la sua complementarietà perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa.
Ricordiamo che dalla polarità di “dio” scaturiscono i Principi universali della rappresentazione fisica convertiti testualmente in Principi dell’espressione umana; quindi, come i principi rappresentativi di “dio” (Simmetria degli Eventi, Conservazione dell’Energia, Minima Azione) governano con suprema sintesi l’architettura di eventi complementari che configurano tutto l’universo visibile e invisibile così i principi espressivi dell’uomo (Complementarietà degli Opposti, Divenire, Essere figlio di dio) governano la dialettica, la spontanea razionalità del linguaggio umano scaturita dall’interazione di concetti complementari.
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In definitiva:
La dialettica espressa dall’uomo scaturisce dal rapporto di reciproca dipendenza interattiva di due concetti contrapposti costituenti una inscindibile Unità: concetto divergente istintivo (+) e concetto convergente riflessivo (-); quest’Unità dialettica è facilmente verificabile attraverso lo spaziotempo assoluto o polare rappresentato da “dio” (“particella” elementare), fonte originaria di ogni rappresentazione e conoscenza.
La dialettica che fluisce dai Principi espressivi dell’uomo (Complementarietà degli Opposti, Divenire, Essere figlio di “dio”), implica l’interazione di CONCETTI simmetrici opposti tali, che ciascuno di essi, pur essendo avversato e limitato dal concetto contrario, trova in quest'ultimo la sua ragion d'essere, il suo equilibrio dinamico, perché l'uno non può esistere senza l'altro e viceversa. Entrambi i concetti complementari opponibili costituiscono un’inscindibile Unità logica o ragionevolezza.
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La sana dialettica politica esamina argomenti legislativi simmetrici, implicanti l’interazione delle componenti opposte e complementari della coscienza, coscienza etica sociale e coscienza estetica liberale, dalle quali può sorgere il movimento politico per eccellenza: il Socialismo liberale o il Liberismo sociale, promotore dello Stato provvidente.
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L’uomo reale entra nella storia
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In ogni periodo della razionalità apparente, cioè prima dell’ingresso del Dio del Pensiero nella storia personificato dall’uomo reale del terzo millennio (21/12/2012), l’uomo coglie il modo soggettivo per esprimere l’idea pura del Pensiero cioè Dio; e, secondo una maggiore o minore sensibilità espressiva si sviluppa l'ordine di successione delle vie della conoscenza: l'arte, l’architettura, la teologia, la filosofia e la scienza fisica.
Se l’arte e l’architettura possono vantare il coinvolgimento percettivo della coscienza umana che, esprimendo l’idea pura sempre-presente del Dio del Pensiero, ne ha segnato il suo percorso evolutivo storico-artistico sino alla sua rivelazione, ciò non lo può vantare la filosofia. Essa, essendo un prodotto della ragione che esclude le rappresentazioni simboliche della coscienza, non evidenzia un percorso evolutivo percettivo; le diverse correnti filosofiche che riflettono sul mondo fenomenico si sono storicamente succedute sulla specifica determinazione razionale del singolo filosofo, che non è influenzato dall’evoluzione della sensibilità legata alla rappresentazione. In egual modo anche la scienza fisica, ferma al paradosso Energia uguale Pensiero, non può vantare un percorso evolutivo della conoscenza, continuamente modificata da nuove scoperte e verità, non ha potuto rappresentare l’“idea pura” dell’increato “dio” dell’Energia, poiché anche lo scienziato esclude la coscienza dalla sua indagine.
La teologia cristiana, invece, ha colto espressivamente l’idea pura di Dio testimoniato ed espresso dall’increato Dio del Pensiero della coscienza umana e, personificandolo nel trascendente Dio della fede, non ha colto l’unità teologica tra “corpo” e “anima”, unità integrata tra i due diversi aspetti di ogni rappresentazione: l’aspetto visibile esteriore del “corpo” riferito a un ristretto campo di onde dello spettro elettromagnetico e l’aspetto invisibile interiore dell’“anima” riferito alle stesse “idee pure” dell’increato “dio” dell’Energia (“particelle” elementari) che configurano il “corpo”.
Le “idee pure”, dell’increato “dio” dell’Energia, che configurano l’uomo nel “corpo” sono anche l’“anima”, il «motore» dell’universo.
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Se l’arte può tracciare rappresentativamente con l’evoluzione della sensibilità percettiva l’ingresso nella storia dell’uomo reale, ciò non accade con la filosofia e la teologia, e con la stessa scienza fisica.
Soltanto adesso alla filosofia, dopo che si è arricchita della verità ultima, è dato il compito di approfondire espressivamente ciò che l’arte ha rappresentato e di verificare preventivamente ciò che la scienza fisica sperimenta.
La filosofia giunge così alla piena ragionevolezza, diventando “la filosofia di dio” o della natura, dalla quale deriverà La Filosofia della Scienza.
Quest’approdo della filosofia in cui la ragione espressiva e la coscienza rappresentativa dell’uomo sono un tutt’uno, è il risultato del processo evolutivo dell’arte, che nella sua parte finale ha condiviso le scoperte ultime della scienza fisica.
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“La filosofia della natura” o filosofia teologica del reale, rappresentata da “dio” ed “espressa” dall’uomo, si pone all'apice dello sviluppo storico del Pensiero occidentale. Essa, semplificata dalla rappresentazione, deve considerarsi come la concezione filosofica definitiva, rispetto alla quale sono possibili soltanto chiarimenti specifici, e non può essere superata da un nuovo pensiero filosofico, perché non si può immaginare un’Energia alternativa e uno spaziotempo diverso da quello che rappresenta “dio”, il nostro universo e noi.
Senza mezzi termini, la “filosofia” di “dio” o della natura espressa dall’uomo con quell’«amare pensando» è un "sistema razionale chiuso", irradiante nei principi e non suscettibile di nuovi sviluppi; ma è anche un "sistema aperto", dinamico, nel quale “dio” visibile brilla nell’uomo reale, unico Dio vivente e protagonista diretto della storia.
Quell’«amare pensando», che concilia espressivamente e definitivamente i due infiniti finiti della natura e della mente, “dio” e l’uomo, completa La Conoscenza Generale della Natura, chiude il percorso con il quale l’“idea pura” di “dio” dell’Energia torna in sé nella luce dell’immensamente grande dell’universo e con l’uomo reale prosegue il suo cammino: le invisibili idee pure, libere e belle di ogni coscienza umana, si rendono visibili, per la famiglia, per la comunità civile e religiosa e per Lo Stato provvidente.
L’uomo, dopo aver riconosciuto nei particolari apparenti l’universale “dio” dell’Energia, non si contrappone al finito apparente trascurandolo, ma è lo stesso finito apparente che è inteso come universale, come totalità dialettica tra gli infiniti assoluti della natura (“dio”) e della mente (uomo).
Finalmente: l’idealismo (Dio) è dentro di me e il realismo de Lo Stato provvidente è fuori di me.
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Questo insegnamento è privo di note bibliografiche per tre motivi:
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Primo motivo: le conoscenze teologiche, fisiche e filosofiche di base per questa specifica “filosofia della natura” fanno parte delle conoscenze acquisite consolidate che ogni individuo apprende in età adolescenziale e con la scolarizzazione; mentre le conoscenze artistiche derivano direttamente dall’esperienza dell’autore.
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Secondo motivo: per conoscere “la filosofia della natura” rappresentata da dio ed espressa dall’uomo si è percorso «la via del buon senso» sperimentando con la rappresentazione unicamente le Entità certe esistenti in natura ENERGIA, SPAZIO e TEMPO. La verifica dei concetti riportati in questo insegnamento è data dalla loro stessa rappresentazione poiché: “Se i concetti si riscontrano nella rappresentazione dello spaziotempo assoluto o polare di “dio” essi sono veri, razionali; se non si riscontrano nella rappresentazione dello spaziotempo assoluto o polare di “dio” essi non sono veri sono irrazionali: inammissibili”.
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Terzo motivo: “La filosofia della natura” non può essere supportata da autori appartenenti alla tradizionale filosofia; infatti, nella tradizionale filosofia dialettica soggettiva (“arte” di ragionare priva di rappresentazione) il linguaggio espressivo dell’uomo (PENSIERO, PAROLA, VERBO) è indefinito perché non supportato dal “linguaggio” rappresentativo di “dio” configurato dall’ENERGIASPAZIOTEMPO, viceversa il linguaggio di questo insegnamento è definito perché supportato dalla neonata filosofia teologica del reale, frutto della dialettica oggettiva che è l’arte di ragionare riflettendo sulla rappresentazione di “dio”.
In “dio” posto al vertice del vocabolario tutti i termini umanistici e rappresentativi della natura ben distinti e tra loro relazionati riscontrano la loro sorgente comune, infatti l’energiaspaziotempo, l’unico termine, pur scindendosi e mutando nella moltitudine dei vocaboli del nostro dizionario non cambia significato.
Da adesso in poi c’è soltanto un autore “architetto e artista”, “fisico”, “filosofo” e “teologo” primordiale che non è necessario mettere in nota per giustificare le nostre dissertazioni perché esso è “dio”: il nostro amico fedele, “ispiratore e verificatore” diretto.